Remixing / Wundergram: Un atlante dello sguardo fotografico. Maffezzoni e' attratto dalla catalogazione degli oggetti con cui interagisce quotidianamente. Privitera presenta circa 600 fotografie scattate e pubblicate con Instagram.
Mauro Maffezzoni
Remixing
Maffezzoni è attratto da sempre dalla catalogazione degli oggetti con cui interagisce – cioè, dalla mappatura del reale - in un titanico
tentativo di reinterpretare attraverso il proprio segno ogni cosa che i suoi occhi registrano, che le sue mani toccano. Operazione iniziata
molti anni fa e già testimoniata nella mostra Tutto nello spazio torinese di Via degli Artisti, allora spazio di ricerca condiviso nella direzione
di Piercarlo Borgogno con Giancarlo Norese, e ora project-room dello spazioborgogno co-diretto insieme a Guido Santandrea e Astrid
Korporaal nel progetto Almanac Inn.
Le opere di Mauro Maffezzoni presenti in mostra non sono solo dei dipinti: sono anche dei remix. Prendendo come punto di partenza opere
della storia dell’arte e della cultura visiva in generale, dall’arte antica alla più contemporanea, dal Bronzino a Jeff Koons, o anche dalle
iconiche fotografie di Helmut Newton, l’artista non solo reinterpreta, ma sovrappone stili - li re-mixa - creando in questo modo, su una
composizione spesso famosa e ancora riconoscibile, una nuova e personale versione. Spesso l’artista sceglie non tutta l’opera ma solo
un dettaglio di un quadro, e lo ingrandisce in una sorta di close-up pittorico. Altre volte sceglie non delle opere definite, ma dei topoi, dei
temi riconducibili a un movimento o stile, come l’astrazione geometrica o la natura morta; e su alcune tele che riprendono artisti fra i più
dissimili, come Goya o Manet, applica il dripping di Pollock.
Il modo in cui vengono installate le opere è sicuramente anche parte importante dell’idea di remix: queste non sono state concepite per
l’ascetico contenitore white cube, ma piuttosto per essere installate come in una quadreria ottocentesca; oppure appoggiate direttamente
sulla superficie del pavimento senza telaio, conducendo lo spettatore ad uno sguardo dall’alto, passeggiando intorno ad esse, o ancora
sovrapposte l’una sull’altra, da sfogliare come fogli di un libro.
Senza dubbi una certa carica di gioco e ironia non sono escluse da questo lavoro, che evidenzia una ricerca colta sulla storia dell’arte, ma
allo stesso tempo include una dimensione desacralizzante nelle sue possibilità di fruizione.
Mauro Maffezzoni (Rovereto, 1960) è pittore e scultore, ha studiato con Luciano Fabro, e presentato il suo lavoro in numerose mostre personali
e collettive, tra cui si possono distaccare: L’origine del mondo, palazzo Trecchi, Maleo (Lodi); Mauro Maffezzoni in occasione dello
spettacolo dei Momix “Alchemy”, teatro nuovo Milano; Painting shuffle, galleria Luisa Delle Piane, Milano, a cura di Alessandra Galasso;
Principio di esistenza, Galleria Neon, Bologna, con testo di Marco Senaldi; Painting codes, Museo d’arte contemporanea, Monfalcone
(UD), a cura di Andrea Brucciati e Alessandra Galasso; Periscopio, Palazzo delle Stelline, Milano, a cura di Francesco Tedeschi, Paolo
Campiglio e Angela Madesani; Conoscere, Viafarini, Milano, a cura di Alessandra Galletta; e Biennale di Venezia, sezione arte tecnologia
informatica, a cura di Maurizio Calvesi presente come componente del gruppo MIDA. Vive e lavora a Milano e Cremona.
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Pietro Privitera
Wundergram:
Un atlante dello sguardo fotografico
In questa occasione Pietro Privitera presenta circa seicento fotografie scattate e pubblicate dall’artista esclusivamente con Instagram. Il
web è’ il comune ambito sia del progetto Whiteness Your World di Leroy Borhters che di questa personale digital Wunderkammer che qui
esce dallo spazio virtuale diventando mostra a tutti gli effetti.
Privitera (artista, fotografo, ma anche teorico che negli anni 80 si laurea in Filosofia con una tesi sulla Polaroid) attualmente riflette in maniera
esaustiva sui punti di continuità e rottura tra le possibilità delle foto immediate ma comunque stampate su un supporto, e le nuove
possibilità offerte dal digitale. In particolare da un’app come Instagram, in cui le fotografie scattate non vengono considerate dall’artista
come immagine tout court, ma un insieme unico con i loro titoli, che vengono sempre assegnati dall’autore alle foto pubblicate, e gli hashtag,
che danno una ulteriore marcatura semantica alle immagini.
Nella video-room della galleria una videoproiezione riporta l’intera Wundergram di Privitera, ovvero tutte le foto scattate e pubblicate
dall’inizio del progetto; una selezione di alcune immagini presentate appunto in modo tradizionale, stampate e correlate di adeguate cornici;
e un iPad con cui accedere all’account dell’autore per scorrere le immagini nel loro medium originale con titoli, hashtag e commenti.
Il lavoro in mostra si presenta quindi, come definito dallo stesso artista, come ‘un atlante dello sguardo contemporaneo Wundergram si
può sfogliare, isolare, consultare per luoghi, temi o argomenti.’
Pietro Privitera (Milano, 1953). Fotografo “da sempre”, negli anni 70 si dedica alla foto di teatro e pubblica il libro-saggio “SCATOLA SCENICA”
teorizzando, attraverso immagini del teatro-danza,da Bob Wilson a Meredith Monk, sullo spazio scenico come schermo e contenitore
di geometrie virtuali. Sperimentatore convinto, è tra i primi in Italia a fare ricerca visiva con la Polaroid, producendo negli anni ’70 e ‘80
immagini per mostre e collezioni soprattutto in Italia , Francia e Germania, e in altri paesi stranieri. Si laurea in Filosofia con una tesi di
Storia dell’Arte sulla Polaroid come fenomeno artistico, analizzando le implicazioni sociali e psicoanalitiche della fotografia a sviluppo immediato.
Collabora negli anni 80 con la rivista Progresso Fotografico creando uno spazio dedicato alle contaminazioni tra arte e fotografia
Nello stesso periodo inizia la professione di fotografo di moda, che diventa la sua principale attività, collaborando per molti anni con Vogue
e Harper’s Bazaar, a Milano e a Parigi. Nel 1996 vince il premio Kodak Europeo per il ritratto. Dal 2000 si appassiona allo studio dell’immagine
informatica, attraverso l’uso del web e infine , negli ultimi anni , con progetti fotografici in cui confluiscono le esperienze della foto
tradizionale coi nuovi linguaggi delle tecniche digitali.
Inaugurazione giovedì 22 ottobre, ore 18.30
Spazioborgogno
Ripa di Porta Ticinese 113, Milano
da martedì a venerdì ore 15 -19
ingresso libero