Galleria Antichita' Via dei Fossi
Firenze
via Dei Fossi 55r
0552 19306

Leonardo Maniscalchi
dal 16/6/2014 al 29/6/2014
lun-sab 10-12.30 /16-19.30

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Galleria Antichita' Via dei Fossi




 
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16/6/2014

Leonardo Maniscalchi

Galleria Antichita' Via dei Fossi, Firenze

Ritratti dalla Natura / Fiori, nature morte e vanitas. L'artista nelle sue fotografie crea mondi che si riflettono nel caleidoscopio dell'impossibile.


comunicato stampa

Foto biologica, arte biotecnologica, alchimia genetica... “Fiori, nature morte e vanitas” di Maniscalchi, chirurgo estetico dell'immagine, per il loro eclettismo e virtuosismo suscitano molteplici riflessioni e meraviglie. Con originali anticipazioni, egli ha vissuto diverse vite parallele nella fotografia come arte: dal glamour della moda alla scuola creativa. Per vent'anni ha cercato l'anima anche nei fiori e nelle nature morte, inseguendo nuove essenze, quintessenze, con l'ingegneria di alterazioni e manipolazioni virtuali in iperbole figurativa.

Oggi ne mostra una selezione non burocraticamente rigorosa, non in sequenza tematica e cronologica, bensì libera e istintiva.
Evidenzia la varietas della tecnica, esaltata non come fine ma come medium, e la ricerca di perfezione per accentuare l'intensità espressiva. Non ci sono confini tra le arti, né tra la flora di paradisiache parvenze e l'onirica fauna, tra oggetti umanizzati e corpi statuari. Tuttavia, arte e moda sono ancora fenomeni spesso divergenti, per quanto il marketing ne condizioni ambedue i sistemi.
Se è vero che l'arte non riproduce il visibile, ma rende visibile, la ricerca fotografica di Maniscalchi si fa pittorica nel dialogo tra natura e artificio, nella manualità meccanica e romantica, nella poesia tecnologica dello sguardo materico, nelle visioni prospettiche. Per creare stupore: virtutem forma decorat, nella felicità dell'intuire bellezza e tradurla nell'invenzione; e talvolta in un rapporto inquietante con lo stile anti-grazioso che ha caratterizzato, in parte, il XX secolo e già artisti lontani nel tempo, ma vicini come fonti d'ispirazione, da Caravaggio a Bacon.

Con la grafia della luce, Maniscalchi ha costruito, catturato e disegnato un alfabeto di evocazioni fantastiche e materie animate: linguaggi visivi e metamorfosi dell'immagine; mondi che si riflettono nel caleidoscopio dell'impossibile; ars combinatoria e arte della meraviglia; proiezioni di immagini dell'inconscio. Ogni opera è una sintesi di conflitti, scontri del fantastico intimo con figurazioni simboliche: fantasmi psichici, citazioni mediatiche, in fotografie come performance, nella coesistenza paradossale di realtà geometriche e costruzioni elettroniche, apparizioni nello spazio cibernetico, vibrante in armonie speculari e in disequilibri, per articolare il dinamismo in contrappunti ottico-percettivi. Le tematiche e la poetica di Maniscalchi rivelano la complessità dei suoi riferimenti culturali, in rivisitazioni che lo avvicinano al Citazionismo e all'Anacronismo: da Neo-Rinascimento a Neo-Manierismo, da Neo-Barocco a Neo Classicismo, da Post Modern a Post Human. E, ancora, da Surrealismo e Realismo magico a New Dada e Optical Art, come termini linguistici del fotografo-pittore.

In questa mostra egli procede à rebours, da una metafisica dello still life alle grottesche antropomorfe di un Arcimboldo,
Nello specchio e nella camera obscura irrompono pennellate a farfalle e grumi materici; la Melancholia di Dürer si trasforma in un giardino di scienze simboliche e psico-matematiche, la prospettiva rinascimentale nella specularità e in sdoppiamenti, in vivisezioni e assemblage; l'anatomia assume forme di grazia e di morte; il sacro non è oggetto di dissacrazione ma di provocazioni ad arte che suggeriscono i fiori dell'eros e la sensualità dionisiaca. Nel “mito-metacorpus”, la teoria prende forma in luce, ombra e prospettiva. Maniscalchi si conferma eclettico, poliedrico come gli emblemi della Divina proportione, riscoperta e reinventata nelle nature molteplici della voluptas, per il piacere e la fisicità della bellezza. La vanitas non è più il memento mori della pittura seicentesca di nature morte, fra teschi e fiori, bensì modernità e persistenza dell'effimero che vive nell'arte e nella sua mitopoiesi, dalla natura all'eros. Vanità delle vanità: infinita vanità nel giardino fantastico dell'animo umano.

Immagine: Leonardo Maniscalchi, “Ritratti dalla Natura” di Leonardo Maniscalchi,

Inaugurazione 17 giugno alle 18

Galleria Antichita' Via Dei Fossi,
via Dei Fossi 55r, Firenze.
Lunedì a sabato, ore 10-12.30 /16-19.30. Ingresso libero.

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