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Smottamenti
dal 11/6/2003 al 2/11/2003
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Segnalato da

Flavia Fossa Margutti



approfondimenti

Gilane Tawadros



 
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11/6/2003

Smottamenti

Arsenale, Venezia

'Fault Lines. Arte africana contemporanea e paesaggi in cambiamento' riunisce artisti contemporanei africani, e della diaspora africana, i cui lavori seguono gli 'smottamenti' che danno forma all'esperienza contemporanea, localmente e globalmente. Questi smottamenti sono stati incisi nella struttura fisica del nostro mondo a seguito del colonialismo e del postcolonialismo, dell'emigrazione e della globalizzazione. Il loro riverbero echeggia attraverso l'esperienza vissuta della contemporaneita', e nel lavoro di questi 15 artisti che utilizzano una gamma di mezzi che va dalla pittura alla scultura, fino all'architettura, alla fotografia e all'installazione.


comunicato stampa

Fault Lines
Arte africana contemporanea e paesaggi in cambiamento
a cura di Gilane Tawadros
prodotto dal Forum for African Arts

Da un punto di vista geologico, gli smottamenti rappresentano delle fratture nella superficie terrestre, ma indicano anche un'interruzione nella continuità degli strati. Gli smottamenti possono segnalare rigetti significativi, o perfino disastri incombenti, ma creano anche nuovi paesaggi.

Fault Lines / Smottamenti: arte africana contemporanea e paesaggi in cambiamento riunisce artisti contemporanei africani, e della diaspora africana, i cui lavori seguono gli 'smottamenti' che danno forma all'esperienza contemporanea, localmente e globalmente. Questi smottamenti sono stati incisi nella struttura fisica del nostro mondo a seguito del colonialismo e del postcolonialismo, dell'emigrazione e della globalizzazione. Il loro riverbero echeggia attraverso l'esperienza vissuta della contemporaneità, e nel lavoro di questi 15 artisti che utilizzano una gamma di mezzi che va dalla pittura alla scultura, fino all'architettura, alla fotografia e all'installazione. I loro lavori spaziano attraverso cinque decenni, quattro continenti e tre generazioni, respingendo ogni idea di esperienza africana autentica o monodimensionale.

Tra i più importanti artisti della sua generazione, Frank Bowling ha creato delle mappe pittoriche, nei tardi anni '60 e primi '70, che combinano le sue ricerche sulle proprietà formali del dipingere, con le sue preoccupazioni politiche. Non soltanto Bowling ha messo del politico nella Pop Art, ma ha messo anche questioni postcoloniali nell'arte contemporanea, creando una tensione sublime tra forma e contenuto, spianando la strada a successive generazioni di artisti per cui le questioni estetiche e quelle politiche non si escludono mai a vicenda. Nel lavoro del celebre architetto egiziano Hassan Fathy, la negoziazione tra tradizione e modernità, nell'ambito di un idioma provocatoriamente nazionalista, è articolata attraverso la sua visione di un''architettura per i poveri'. Rispecchiando a grandi linee l'itinerario dell'Egitto moderno, l'architettura di Fathy si muove 'dalla colonizzazione all'indipendenza, allo sviluppo e alle sue conseguenze intrecciate coi sogni solenni di superiorità regionale'.

Per contrasto, la città d'asfalto contemporanea di Wael Shawky è una metropoli ibrida, in parte rurale, in parte urbana, costruita sui residui più cupi e rigidi del petrolio. Commento ironico sugli effetti contraddittori della modernizzazione sulla società egiziana contemporanea, questa città distopica è il sottoprodotto della migrazione di massa e della globalizzazione. I ritratti intimi di travestiti e transessuali di Kader Attia danno forma fisica alle esperienze di emigranti algerini e sans papiers che vivono, letteralmente e metaforicamente, nella periferia della capitale francese. Escluse e alienate sia dall'Algeria che dalla Francia, le figure che popolano il lavoro di Attia rappresentano l'esperienza vissuta della globalizzazione e i suoi 'non-cittadini', privati di fiducia e di diritti.

Il rapporto intimo tra passato e presente è il tema della splendida cine-installazione di Salem Mekuria, che evoca le periodiche fratture di continuità e stabilità - lo scoppio del conflitto, la guerra, la carestia e l'esodo - nella storia recente dell'Etiopia, nonché la coesistenza di passato, presente e futuro nella vita quotidiana degli Etiopi. Memori di eventi recenti accaduti in Kosovo e Ruanda, le intense immagini di Zarina Bhimji di un paesaggio ugandese evacuato, testimoniano le tracce fisiche di migrazione ed esilio, di eliminazione e cancellazione, così come sono incise sul paesaggio fisico dell'Africa contemporanea. Nelle parole di Bhimji, il tema delle immagini è 'ascoltare le differenze... ascoltare i cambi di tono, le differenze nel colore'. Sfidando la violenza politica che ha portato l'Algeria dalla lotta coloniale ai conflitti odierni, l'installazione architettonica di Samta Benyahia (un tributo al grande scrittore algerino Kateb Yacine) crea uno spazio utopico in cui passato e presente non sono più in conflitto tra loro; qui, una molteplicità di punti di vista diviene possibile in un momento solo e unico.

La possibilità di riconciliare visioni del mondo diverse sta alla base delle fotografie di Rotimi Fani-Kayode, che crea un mondo fotografico in cui 'il corpo è il punto focale di un'esplorazione del rapporto tra fantasia erotica e valori spirituali ancestrali'. Proprio come Fani-Kayode sfida i codici delle convenzioni fotografiche, allontanandosi dall'idea di una realtà oggettiva e materiale, i disegni di Clifford Charles rappresentano un allontanamento dalle immagini sentimentali e melanconiche del Sud Africa post-apartheid. Questi disegni a inchiostro astratti, fortemente evocativi, tracciano un nuovo spazio visivo e fisico dell'era post-apartheid, poiché la loro superficie scura e inchiostrata crea una nerezza stratificata che si rovescia sulla superficie bianca della carta.

La violenza politica e sociale è un tema ricorrente. I guazzi fumettistici di Laylah Ali sono racconti fortemente disturbanti e ambigui, che suggeriscono ripetuti episodi di violenza e conflitto, giustificati dalle dinamiche razziali e di potere. Ispirata dallo stile grafico delle strisce dei fumetti, Ali costruisce un mondo in cui le identità dei suoi personaggi sono difficili a definirsi, e il loro comportamento è ambivalente e contraddittorio. L'installazione di Pitso Chinzima e Veliswa Gwintsa affronta gli effetti cumulativi dell'implacabile violenza sociale come fenomeno globale, che milita contro gli sforzi della gente qualsiasi nel realizzare un'esistenza piena e significativa. Rifiutando l'idea che la violenza sociale sia un'esperienza tipicamente sudafricana, Chinzima e Gwintsa suggeriscono che la violenza rappresenti invece uno degli effetti più preoccupanti della globalizzazione e del malcontento che ne deriva.

Cinquant'anni dopo la rivoluzione che ha spazzato via la regola coloniale, l'ipnotica videoinstallazione di Moataz Nasr presenta una possente critica del cinismo dei politici, e dell'indifferenza del loro elettorato, nell'Egitto postrivoluzionario e postcoloniale. E i lavori cinematografici e le installazioni di Sabah Naim rendono visibile il gap crescente tra due mondi spesso imparagonabili: l'arena internazionale dei media e della politica globale, e il mondo quotidiano degli egiziani qualsiasi, e del loro sforzo quotidiano per sopravvivere. Le lotte quotidiane hanno preso il posto delle lotte nazionaliste in questo nuovo ordine mondiale postcoloniale, lì dove l'attesa ha sostituito l'azione. I collages e le installazioni di Moshekwa Langa riflettono sui continui spostamenti e derive non solo della rappresentazione linguistica e visiva, ma anche del paesaggio fisico dell'Africa contemporanea. Nella sua installazione di disegni in larga scala e lavori video, egli presenta una storia in dodici parti, una 'non-storia' in tre atti, in cui le persone aspettano di salire sull'autobus, aspettano sugli ingressi, passando così il tempo o semplicemente fumando mentre aspettano, aspettano, aspettano...
NELL'IMMAGINE: Frank Bowling,Who’s Afraid of Barnett Newman


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