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Juliet Anno 20 Numero 106 febbraio 2002



Chat Milano

a cura di Lorella Giudici



Art magazine
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Studio Cannaviello: Alois Mosbacher

Galleria Antonio Colombo: Lars Arrhenius, Domino 2000

Galleria E-Studio: Pietro Elia, Olio su tela

E' da quando mi occupo di critica (e sono ormai quindici anni) che sento dire che Milano e' la capitale italiana (e tra le piu' importanti a livello europeo) dell'arte contemporanea. In tutto questo tempo mi sono piu' volte soffermata a riflettere su quest'affermazione impegnativa e carica di responsabilita'. Spesso mi sono posta domande e ho cercato di darmi delle risposte. Devo dire che non sempre la realta' e' stata cosi' rosea o, per lo meno, non del tutto palese come avrebbe dovuto essere. E' vero, sul territorio milanese c'e' una grande concentrazione di gallerie (anche se poche svolgono un'attivita' di ricerca, ovvero di setaccio del vivaio giovanile alla scoperta dei veri nuovi talenti) e, a fronte di alcune che nel giro di una stagione chiudono i battenti (purtroppo a volte accade anche a quelle storiche, e' il caso della sezione contemporanea della Gian Ferrari), ogni anno si annunciano le aperture di nuovi spazi. È anche vero che il mondo dell'arte contemporanea non è facile, non ha un mercato capillare e non c'è una consapevolezza così diffusa, ma soprattutto, credo che la ragione più plausibile sia che, in generale, in Italia vige una scarsa attenzione per il linguaggio artistico dei nostri giorni e non certo perché mancano i giovani che fanno un lavoro serio e interessante.
La paura del rischio, dell'investimento "azzardato", della mancanza di punti di riferimento (per quotazioni, ma anche per ricerca artistica) sono forse tra le cause più immediate e pratiche che si possono addurre. Eppure, a Milano, come nel resto del mondo, ci sono delle gallerie e delle associazioni culturali che da tempo operano in modo affidabile e scrupoloso nella scelta delle proposte, anzi, a volte, sono state le uniche che si sono fatte carico (per vocazione o per forza) dell'educazione al contemporaneo.
Infatti, per molto tempo, la latitanza delle istituzioni, o meglio di luoghi istituzionali in cui trovare l'arte contemporanea è stata fin troppo evidente. In un centro così importante del polo economico si è sentita la mancanza di un luogo in cui l'arte potesse essere vissuta, confrontata e proposta con i supporti e i crismi di un'organizzazione museale. Che questo problema sia finalmente risolto con l'apertura del nuovo Museo del Presente? Difficile dirlo ora, il cammino è ancora lungo.
Da queste e altre solitarie riflessioni è nata l'idea di promuovere, proprio nell'ambito del capoluogo lombardo, un "sondaggio" di opinioni tra quei personaggi cardine che questo complesso tessuto lo conoscono e lo vivono quotidianamente. Sarà importante confrontare le loro impressioni, le loro aspettative e le loro perplessità sul sistema dell'arte oggi.
Per una serie di numeri, in pratica per tutto il 2002, verranno quindi raccolte e pubblicate brevi dichiarazioni (libere nei contenuti e nella forma) di critici, artisti, galleristi, direttori di musei, direttori di riviste, collezionisti, rappresentanti politici e altri offrendo al lettore la possibilità di un quadro panoramico da cui trarne le proprie e personali deduzioni. L'inchiesta, se così si può chiamare, avrà dunque l'intento di tastare il polso di un contesto, a volte sfuggente e forse, per certi aspetti, complicato, di fornire uno strumento in più ai lettori più attenti, per consentire loro di meglio districarsi nelle scelte di investimento, di affinità intellettuale o di semplici spettatori, curiosi di saperne qualcosa in più.
Infine, il mezzo più consono, più in sintonia con il momento storico e più adatto allo scopo attraverso il quale è stato chiesto di rapportarsi all'argomento è quello della posta elettronica. Di fronte a una società in cui pare non ci sia più tempo per nulla, né di conversare, né di scrivere né, tanto meno, di leggere, ho scelto la formula più breve e contemporanea: l'e-mail. Poche righe sintetiche, ma dai contenuti salienti, contraddistingueranno le risposte richieste ai nostri ospiti. Ecco perché questa rassegna sulla "capitale morale d'Italia" porta il titolo di Chat Milano.

Enzo Cannaviello, gallerista
Una riflessione generale sull'arte contemporanea deve soffermarsi, al di là delle scelte artistiche personali, su una produzione artistica sempre più diversificata qual è quella che ci viene proposta nei più grandi appuntamenti artistici internazionali. Assistiamo a una sempre maggiore contaminazione tra le arti soprattutto tra gli artisti dell'ultima generazione i quali creano lavori che aspirano a una originalità ma che, a mio parere, sono solo la ripetizione insistente di un paradigma che si ritiene nuovo solo perché coinvolge mezzi artistici innovativi come per esempio i video. C'è ormai la convinzione che sia il mezzo usato per realizzare l'opera a determinarne la contemporaneità e purtroppo la critica tende spesso ad appoggiare questa opinione diffusa. Per questo la mia decisione, ormai storica, di investire sulla pittura si pone oggi anche come una scelta di controtendenza poiché credo che una probabile avanguardia possa essere percorsa, quasi paradossalmente, da chi opera con il mezzo artistico più tradizionale. A Milano il panorama dell'arte è sicuramente il più importante d'Italia. Questa città eccelle per numero di gallerie anche se poche di loro collaborano in modo proficuo per iniziative comuni o hanno un riscontro internazionale. Per anni ho auspicato la realizzazione di un grande spazio in cui coinvolgere maggiormente il pubblico e dove confluire il lavoro di più galleristi. Purtroppo il centro di Milano non offre nessuna possibilità per iniziative di questo tipo e non ho neanche riscontrato l'entusiasmo necessario per questa iniziativa. È però certo che gli spazi privati hanno sempre maggiore rilievo e importanza. Negli ultimi anni stanno uscendo dal luogo tradizionale, cioè il quartiere di Brera, dove non ci sono più grandi spazi da adibire a luoghi espositivi e quindi si è costretti a valorizzare nuove zone. Per quanto riguarda le strutture pubbliche devo invece sottolineare una carenza ormai atavica di iniziative le quali sono spesso poco adeguate alla centralità e all'importanza della città. Spero che il nuovo Museo del Presente possa dare un grande contributo al sistema dell'arte e diventi un centro per tutti gli appassionati del settore.

Valeria Belvedere, gallerista
L'arte contemporanea in Italia è a un livello qualitativamente molto alto e assolutamente paragonabile a quello degli altri paesi. Interessanti sono in particolare le forme di espressione artistica che rappresentano le tendenze più aggiornate. Come ogni altra forma di ricerca e sperimentazione queste modalità espressive sarebbero favorite da un supporto di tipo istituzionale, in quanto per eccellenza difficilmente commerciabili. Per quanto riguarda gli spazi privati milanesi, sia commerciali che no profit la situazione è fervida, le proposte sono aggiornate, diversificate e di buon livello internazionale. Milano intrattiene rapporti con altre città europee e non solo. In questo senso sarebbe utile se fosse aiutata da enti preposti alla diffusione dell'arte contemporanea italiana negli altri paesi, come ne esistono in Francia, Svizzera, Paesi Scandinavi, etc. Il futuro degli spazi privati è ben impostato dato il lavoro professionale di estrema serietà e le relazioni internazionali che le gallerie portano avanti da decenni. Le premesse sono positive, se le promesse fatte verranno mantenute e di conseguenza si avvereranno. Le prospettive relative all'apertura di nuovi spazi pubblici lascia ben sperare, anche se per il momento non ci sono indicazioni su come verranno gestiti, d'altra parte alcuni spazi esistenti e dotati di grande potenzialità hanno una programmazione ondivaga e poco costante.

Pietro Elia, titolare della galleria E-Studio
Indubbiamente, negli ultimi cinque anni, si è avuta un'evoluzione prepotente e diffusa dell'arte. Posizioni artistiche dominanti sono state risucchiate nel gorgo della storicizzazione -naturale evoluzione delle idee importanti - perdendo l'energia propulsiva; altre meno strutturate si sono dissolte. Soprattutto nuove idee, nuove situazioni, si sono imposte. Questo è avvenuto senza ridondanza e fenomeni corali, come invece fu per l'Arte Povera e la Transavanguardia. Nel contempo si è modificato il senso estetico. Nuovi collezionisti, galleristi giovani, intellettualmente autonomi si sono proposti e imposti. All'ideologia dell'arte si è sostituito il network relazionale. Importantissimo. Nuovo valore, quasi mai negativo. L'arte è diventata un valore economico senza complessi e una frontiera di emancipazione. Siamo ancora agli inizi. Le potenzialità sono enormi. In molti hanno coraggio: artisti, galleristi, collezionisti. Ciò che rimarrà non lo possiamo sapere, perché illimitate sono le proposte, ma non è un problema. L'arte viene consumata in fretta: il beneficio è ora. L'importanza di Milano, per il mercato italiano dell'arte, è e sarà sempre maggiore. Milano è una grossa spugna che prosciuga, richiamandole a sé, le energie della provincia. È un problema, invece, l'assenza delle istituzioni. Come esiste un Ente per la moda, altrettanto dovrebbe esistere un riferimento costante, per mezzi e intenti, per sorreggere e ampliare gli sforzi e i valore che l'arte produce. Il futuro degli spazi privati a Milano sarà molto condizionato dal mutare del valore della proprietà immobiliare in alcuni quartieri che ospitano le gallerie. Questa città, che grande non è, diventerà molto densa; sempre più soggetti economici si addenseranno in pochi chilometri quadrati. E Milano non è una città verticale. Comunque, sarà sempre più la "Città d'Italia". La valenza economica per le gallerie sarà sempre più importante. Esse dovranno moltiplicare gli sforzi. L'arte italiana non è ancora attrezzata per essere immessa in un mercato internazionale e gli spazi pubblici, a loro volta, non sono adeguati a sostenere e promuovere l'arte contemporanea. I soggetti non sono preparati per questo e le risorse a disposizione hanno carattere di provvidenza e non di continuità. Speriamo che cambi, ma ci vorranno molto tempo e volontà politica, che per ora manca.

Antonio Colombo, gallerista
Slitta Spiazza / Futurizza Decontestualizza / Esorcizza Frammentizza Cortocircuita / Rivisita Ritualizza Smarrisce / Sospende Rettifica Scruta / Accelera. Mette in scena / l'abisso e lo spaesamento / in una sospensione temporale / ora volgendo al recupero / ora clonando e pixellizzando. Implode. / All'orlo del vulcano / preferisco l'orlo dello / slip e del Martini.

Angela Madesani, critica d'arte
Sono sicura che alcuni dei lavori che gli artisti stanno producendo in questi anni rimarranno nel tempo: proprio nell'ultimo periodo si scorgano alcune riflessioni puntuali e intelligenti di persone che finalmente hanno deciso di fermarsi a guardare un po' più in là del proprio orticello. Uno degli aspetti più carenti della situazione artistica contemporanea, infatti, è la memoria storica. Si conosce troppo poco del passato. Nei confronti di certi momenti storici (di un passato più o meno vicino) si fanno pochissime operazioni di valorizzazione e questo va anche a discapito del nuovo. Una buona cura sarebbe prendere le giuste distanze dalla febbre avanguardistica che tuttora ci attanaglia: non è detto che
tutto ciò che è nuovo debba per forza essere interessante e bello. Potrebbe essere il contrario. A volte si va avanti anche attraverso la costanza dei percorsi, ponendosi a confronto più o meno diretto con chi ci ha preceduto, che si tratti di un artista o di un critico. Insomma tutti abbiamo bisogno di conoscere di più. L'auspicio e l'augurio è un mondo dell'arte più colto e quindi più conscio delle proprie possibilità, ma anche dei propri limiti. La situazione dell'arte contemporanea a Milano è buona. Tra gli spazi privati esistenti (alcuni hanno chiuso i battenti proprio l'anno scorso: da Claudia Gian Ferrari, che rimane tuttavia aperta come galleria storica del Novecento, a Simona Bordone, che è stata per anni un intelligente punto di riferimento per operazioni artistiche di matrice sociale e non solo) c'è un gran fermento di attività. Si fanno molte mostre, passano dalla città alcuni fra gli artisti stranieri più importanti. Almeno dieci sono le gallerie che
bisogna tenere d'occhio sempre e mi pare che la cosa sia buona. Il pubblico che è stato per anni bloccato ora si sta riprendendo a fatica con il nuovo progetto Bovisa e con un interessante programmazione del PAC per il futuro. Anche la Fabbrica del Vapore è un luogo quanto meno stimolante. In città poi ci sono alcune istituzioni no profit come Viafarini e il Care of, a venti minuti dal centro, in cui si fanno iniziative di un certo interesse relative perlopiù alla produzione giovanile. Altre cose nascono: una per tutti l'Associazione OO, in Via Pastrengo uno spazio di grande qualità espositiva, no profit, che ospita mostre, dibattiti e spettacoli teatrali, al quale auguro lunga vita. Mi pare che le prospettive siano buone. Ci sono ottime premesse, molte idee. Spero che almeno il cinquanta per cento dei progetti diventino realtà: sarebbe già una buona cosa. Il problema sono naturalmente i soldi che per la cultura sono pochi, sempre e comunque. Difficile è trovare sponsor che abbiano voglia di credere nell'arte contemporanea, che non riesce quasi mai a dare un ritorno di immagine immediato. Certo bisogna darsi un gran da fare. Da quattro anni con due miei colleghi, Paolo Campiglio e Francesco Tedeschi lavoriamo alla mostra Periscopio, di cui ci sono già state tre edizioni. Ora stiamo operando per arrivare al quarto appuntamento. Il nostro partner è la Provincia di Milano che ci ha sostenuto e che ha creduto in noi con grande coraggio. Mi pare che ci sia volontà di continuare e questo è un ottimo segno.
A cura di Lorella Giudici

1° puntata, continua

Enzo Cannaviello

Valeria Belvedere

Pietro Elia