Bibo's Place
Todi (PG)
piazza Garibaldi, 7 (centro storico)
075 3721507
WEB
Women's Genius. One step beyond
dal 17/5/2013 al 6/9/2013
mar - dom 10-13 e 16-20

Segnalato da

Flaminia Casucci




 
calendario eventi  :: 




17/5/2013

Women's Genius. One step beyond

Bibo's Place, Todi (PG)

Sabato 18 maggio alle 12 il portone di Palazzo Pensi si apre per presentare il primo progetto espositivo di Bibo's Place. In mostra una selezione di lavori storici di Carla Accardi posti in relazione con quelli della giovane artista americana Rebecca Ward. Un omaggio alle donne e a Giuliana Soprani Dorazio.


comunicato stampa

Sabato 18 maggio 2013 alle ore 12.00 verrà inaugurata la sua nuova galleria, negli spazi di Palazzo Pensi a Todi, in quella che era la storica galleria Extramoenia di Giuliana Soprani Dorazio. Il progetto nasce dall’incontro tra Matteo Boetti, gallerista di riferimento per molti giovani artisti e curatori a Roma negli anni ‘90 e fino al 2008, e Andrea Bizzarro, art dealer e consulente, storico dell’arte esperto di arte figurativa italiana del secondo dopoguerra.

Bibo’s Place, che prende il nome dalle iniziali dei cognomi dei due soci, apre la sua attività con la mostra Women’s Genius – One step beyond,dedicata al genio femminile e che vede protagonisti i lavori di una artista italiana storica come Carla Accardi, messi a confronto con quelli della giovane e talentuosa artista americana, classe 1984, Rebecca Ward, che proprio in questi giorni espone con una personale alla Ronchini Gallery di Londra.

La mostra vuole essere anche un omaggio all’universo femminile e in particolare a Giuliana Soprani Dorazio, recentemente scomparsa. Questa idea di incontro/scontro, di dialettica visiva tra artisti giovani ad artisti storicizzati è la linea curatoriale scelta per le mostre che verranno realizzate in galleria e nasce dalle esperienze così diverse, ma allo stesso tempo complementari, dei due soci.

L’omaggio tutto al femminile della mostra di apertura ha coinvolto anche la curatrice Manuela Pacella per un testo critico sul valore poetico dell’incontro tra queste due artiste.

Tensioni dialettiche
di Manuela Pacella

L’errore peggiore che può compiere una nuova generazione è di intervenire nella realtà senza alcuna consapevolezza della storia e della tradizione. Spesso accade per ingenuità, per quella tipica arroganza giovanile che porta precocemente a considerarsi già adulti. Quando, invece, si esce dal guscio formativo con maggiore umiltà e si riconosce di essere parte di qualcosa di più grande ci sono buone possibilità che il proprio pensiero possa davvero contribuire ad un accrescimento personale e, ci si augura, collettivo.
Allo stesso tempo la storia, in questo caso la storia dell’arte, non deve essere vissuta come un disagio, come un impedimento.
La nuova generazione ha superato l’impasse ossessiva del già detto, del già fatto, di tutti gli ‘ismi’ novecenteschi che invece la precedente sembrava subire in silenzio.
Confrontarsi seriamente, di petto, con chi ci ha preceduto, serbare memoria della storia, significa riuscire ad essere davvero liberi, come quando si conoscono tutte le regole di un gioco.
Oggi, inoltre, si è acquisita anche la consapevolezza dell’impossibilità di sentirsi partecipi di un “nucleo creativo” [1]; l’estremo nomadismo culturale e la facilità di approfondire i propri interessi permette, semmai, di sentirsi parte di un’intera tradizione o di più movimenti culturali.
Così, infatti, scrive Marylin Minter nel catalogo della mostra TIME, after TIME: Parallels Between Young American Artists and Italian Masters: “Questo nuovo tipo di astrazione è parte di un inconscio collettivo, in cui questi artisti appartengono tutti, in qualche modo, alla stessa scuola di pensiero. Questa generazione di pittori ventenni guardano tutti al passato, a persone come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Mary Heilmann, Blinky Palermo e Cy Twombly; è come se stessero assorbendo le tradizioni dell’espressionismo astratto, del minimalismo, dell’arte povera, della cultura pop e le stessero sfidando ma, allo stesso tempo, gli stessero in qualche modo scrivendo lettere d’amore.” [2].
La mostra a cui si riferisce Minter vede confrontarsi una nuova generazione di artisti astratti americani – Andrew Brischler, Sam Falls, David Mramor, Davina Semo e Rebecca Ward – con artisti storici quali Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti, Alberto Burri, Dadamaino, Piero Dorazio, Mario Schifano e Paolo Scheggi.
Uno degli aspetti più interessanti di Carla Accardi – Rebecca Ward. Women’s Genius. One Step Beyond (Bibo’s Place, Todi, 18 maggio – 7 settembre 2013) non è tanto il confronto generazionale quanto il dialogo di quest’ultima generazione di pittori astratti americani – di cui Ward è parte – con uno dei maggiori esponenti della storia dell’arte italiana dagli anni Cinquanta ad oggi. In questo coglie la caratteristica principale che accomuna molti giovani artisti, non solo quelli che prediligono l’astrattismo. Se apparentemente potrebbe sembrare azzardato e poco lineare prendere spunto da più fonti, allo stesso tempo è qualcosa di inevitabile perché deriva dalla crescita a stretto contatto con la simultaneità temporale e spaziale di stimoli, soprattutto visivi e sonori.
Rebecca Ward (1984, Waco, Texas; vive e lavora a New York) ha un sito web piuttosto significativo e chiarificante in questo senso. Nella home page vi è la sezione library che è suddivisa in tre parti: grab bag; words; links. Esplorandole si entra nel suo mondo e si comprende moltissimo della sua ricerca, ancor prima di viaggiare tra le immagini dei suoi quadri o delle sue installazioni.
GRABbag è il suo tumblr, costituito prevalentemente da immagini fotografiche che vanno, chiaramente senza ordine se non quello cronologico dell’immissione, da opere d’arte di vari autori (Beuys, Buren, Cattelan, Delaunay, Riley, ecc.) a serie e programmi TV sino a pubblicità e a frame da film come Ghostbusters.
A questo apparente ‘miscuglio’ (questo il significato di grab bag) che tradisce gusti, interessi e memorie di Ward, segue la sezione words dove l’artista, oltre ai testi scritti su di lei, ha inserito i seguenti libri, articoli e saggi: Mythologies di Roland Barthes; Edge of Animation, sull’artista britannica Bridget Riley; Specific Objects di Donald Judd; l’articolo di Germano Celant, Notes for a Guerrilla War; Sentences of Conceptual Art di Sol LeWitt; la riproduzione del manoscritto del 1969 di Lee Lozano, membro di Art Workers Coalition; The Function of the Studio di Daniel Buren.
Questi sono i riferimenti di Rebecca Ward, per nulla casuali, assolutamente in linea con il suo lavoro che è frutto di continue ricerche nel suo studio, sui materiali e sui processi, sulla costruzione e sulla decostruzione di un oggetto, sul femminile e sul maschile, sui colori e sul rapporto con l’architettura. Nel farlo non può certo tralasciare tutto quello che è già stato detto.
Nella mostra sopra citata – TIME, after TIME – Rebecca Ward ha dialogato con le opere di Dadamaino e Burri attraverso l’accostamento ad essi di due opere pittoriche ma, soprattutto, ha realizzato un’installazione che ha messo in comunicazione tutti i lavori esposti, li ha come ‘allestiti’ guidando lo spettatore verso punti di fruizione differenti.
Ward esegue, infatti, installazioni con l’uso di nastri adesivi colorati che possono attraversare l’intero spazio espositivo con linee geometriche che ne cambiano la struttura. A differenza delle installazioni, ad esempio, di Esther Stocker, sono meno invasive e usano la qualità luminosa del colore e, per confrontarla invece con un suo mentore, ossia Daniel Buren, sono certamente meno rigorose.
Nella vasta produzione pittorica di Ward la ricerca più interessante è quella in cui i confini della superficie pittorica vengono messi in evidenza e quindi interrogati attraverso la visibilità data ai materiali, come il telaio o i fili stessi della tela che vengono tirati fuori. L’artista scolora, tinge e deforma l’aspetto originario della tela; lei stessa definisce queste caratteristiche come più femminili od organiche rispetto, invece, a forme che spesso si sovrappongono e che invece richiamano i confini più rigidi dell’astrazione. Come infatti dice Stephen Maine, nelle opere della Ward “materiali e processi specifici di un territorio di attività domestico che è stato a lungo codificato come femminile [la tessitura], si infiltra in tal modo nel campo dell’astrazione geometrica, storicamente dominato dal maschile.” [3].Il confronto con la storia, quindi, non è una novità per Rebecca Ward ma, al contrario, l’aiuta a rimettersi in discussione.
La giovane texana viene oggi chiamata ad affrontare un’altra sfida, in territorio ancora una volta italiano, non solo per l’artista con cui deve dialogare – Carla Accardi (1924, Trapani; vive e lavora a Roma) – ma per il luogo in cui dovrà intervenire, Todi, negli spazi della ex galleria di Giuliana Soprani Dorazio, Extramoenia. Ward esegue un’installazione site specific e alcuni quadri che non solo conversano con lo spazio e con le opere di Carla Accardi ma anche con la storia stessa della città e con gli ambienti un tempo occupati da Alighiero Boetti nella campagna umbra e che diventano, seppur per un breve tempo, il suo studio.
Per la mostra a Todi Andrea Bizzarro e Matteo Boetti – i due soci del nuovo spazio Bibo’s Place – hanno selezionato undici opere di Carla Accardi che attraversano un arco cronologico che va dal 1954 sino al 2008. Si tratta, quindi, di una scelta che nel suo rigore – vista l’immensa produzione di Accardi – vuole in primis cogliere i punti chiave della sua ricerca e, soprattutto, di quella rivolta alla luminosità del colore e alla purezza del segno.
In Grigio e colori (diversi grigi e colori) del 1954 sono presenti le qualità tipiche di quegli anni, ossia la fluidità del segno e la forte dicotomia tra bianco e nero anche se qui vi è un ritorno al cromatismo, seppur ancora in toni attenuati. Le due carte degli anni Sessanta – rispettivamente del 1962 e del 1968 – tradiscono, invece, l’esigenza di una maggiore luminosità del colore (soprattutto nell’uso del verde fluorescente in Verdi azzurro) abbinata ad una calligrafia ripetitiva e ossessiva che si fa più solida quando il fondo diviene trasparente, ossia quando Accardi scopre il sicofoil (in mostra rappresentato da 3 opere) e con esso la possibilità di andare davvero oltre il limite della tela, facendo vedere il suo supporto, ossia il telaio e, nei rotoli o nelle installazioni, andando oltre il bidimensionale. In questa serie di opere, come in quelle in cui il fondo della tela ritorna ma lasciato grezzo, si nota una forte sintonia tra Carla Accardi e la giovane Rebecca Ward. Quest’ultima ha di recente scoperto la parte scultorea e installativa di Accardi avendo visto la celebre Triplice tenda (1969-71) al Centre Pompidou e ne è rimasta sorpresa proprio perché ha notato analogie di metodo. Nella tela grezza, usata come superficie pittorica da Accardi a partire dal 1981, così come nei quadri in mostra come Blu di Prussia e Blu, l’artista italiana sembra portare avanti, come sostiene Celant, la dicotomia tra segno e fondo, tra maschile e femminile e tra industriale e naturale e alla Ward non a caso serve per rivelare di cosa è fatta in origine la superficie, a rivelarne le maglie.In questo dialogo nei rinnovati spazi della galleria umbra sembra davvero concretizzarsi ciò che Alighiero Boetti ha scritto nell’opera Clessidra, cerniera e viceversa del 1981 che ha dato origine alla mostra sopra citata, TIME, after TIME. Vice versaè anche il titolo scelto da Bartolomeo Pietromarchi per il Padiglione Italia della 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia che, tratto da un concetto del filosofo Giorgio Agamben, non a caso si basa sull’idea della tensione dialettica tra più generazioni.

[1] Germano Celant, Carla Accardi, Charta, 1999, p. XII.
[2] TIME after TIME, catalogo della mostra, Ronchini Gallery, London, 2012, s.p.
[3] Stephen Maine, To Hold the World in Mind in Rebecca Ward. Cow Tipping, catalogo della mostra, Ronchini Gallery, London, 2013, s.p.

Ufficio stampa
Flaminia Casucci 339/4953676 flaminiacasucci@gmail.com
Allegra Seganti 335/5362856 allegraseganti@yahoo.it

Opening sabato 18 maggio 2013 ore 12.00

Bibo's Place
piazza Garibaldi, 7 (centro storico) 06059 Todi (PG)
Orari: martedì - domenica 10-13 e 16-20

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