Museo di arte moderna e contemporanea - MART
Rovereto (TN)
corso Bettini, 43
0464 438887 FAX 0464 430827
WEB
Ricostruzione Futurista e Fausto Melotti
dal 22/6/2012 al 29/9/2012
mar-dom 10-18, ven 10-21

Segnalato da

Clementina Rizzi




 
calendario eventi  :: 




22/6/2012

Ricostruzione Futurista e Fausto Melotti

Museo di arte moderna e contemporanea - MART, Rovereto (TN)

Prendendo spunto dal manifesto del 1915 "Ricostruzione futurista dell'universo", il percorso espositivo documenta la volonta' di Giacomo Balla e Fortunato Depero di azzerare le distanze tra arte e vita. I temi centrali sono: Scena, Movimento, Volo, Autopromozione, Io/ombra, Automa, sviluppati attraverso dipinti, fotografie, libri e oggetti. "Angelico Geometrico" si concentra sulla fase di rinascita dell'opera di Melotti a partire dagli anni '60, ma accosta anche i due dipinti astratti degli anni '30, ceramiche e sculture successive a quelle di artisti suoi contemporanei. Sono in mostra 100 opere.


comunicato stampa

RICOSTRUZIONE FUTURISTA

La seconda stagione creativa del Futurismo è al centro di una mostra del Mart che documenta la volontà di Giacomo Balla e Fortunato Depero di azzerare le distanze tra arte e vita.

Il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto presenta dal 23 giugno al 30 settembre 2012 “Ricostruzione Futurista”, a cura di Nicoletta Boschiero.

Il titolo richiama uno dei testi chiave delle avanguardie italiane del novecento: il manifesto Ricostruzione futurista dell'universo, firmato nel 1915 da Giacomo Balla e Fortunato Depero. Non solo un documento di elaborazione teorica, ma un vero e proprio spartiacque: allo scoppio della prima guerra mondiale il movimento futurista stava abbandonando l’aggressività degli esordi, per avviarsi verso una seconda fase caratterizzata piuttosto dall’esigenza di un’arte totale.

Dopo la morte di Umberto Boccioni nel 1916 il programma di Ricostruzione futurista dell'universo diventa il tratto essenziale del “secondo futurismo”.
Gli esiti sono stati concreti e molteplici: dall'arredo alla moda, dal cinema al teatro, dalla musica alla danza, dal manifesto pubblicitario all'oggetto d'uso.
Balla e Depero, ma anche Tullio Crali, Enrico Prampolini, o Thayaht hanno addirittura anticipato di parecchi decenni il ruolo dell’artista come di promotore di se stesso attraverso l’editoria, la corrispondenza e la fotografia.

La mostra
I temi centrali di Ricostruzione futurista dell'universo fanno da filo conduttore del percorso espositivo: Scena, Movimento, Volo, Autopromozione, Io/ombra, Automa.
La primissima opera proposta al visitatore, tuttavia, è “Sal's Red Hauler Special”, il veicolo da corsa che Salvatore Scarpitta realizzò nel 1966, ispirandosi idealmente alle indagini futuriste su velocità e movimento. Non un fuori programma, quindi, ma una delle testimonianze presenti in mostra dell’eredità del Futurismo. Opere, fotografie, libri e corrispondenza provengono dall’archivio Mart, ricchissimo giacimento culturale dal quale si è attinto per regalare all’esposizione un senso più profondo della longevità del movimento protrattasi ben oltre la vita stessa degli artisti.

Scena
Sergeij Diaghilev, impresario dei Balletti Russi, commissionò nel 1916 a Depero le scene e i costumi di “Le Chant du Rossignol”, il balletto ispirato alla fiaba di Andersen, musicata da Strawinskij. La monumentale “Flora magica” in legno creata da Depero per il balletto è in mostra, in una ricostruzione accompagnata da studi preparatori e bozzetti. Il teatro diventa il palcoscenico ideale del segno sperimentatore futurista anche per Tullio Crali presente in mostra con i bozzetti dei suoi allestimenti scenici seriali.
Luigi Veronesi e Alain Arias- Misson sono accolti in questo spazio con piccole maquettes, teatrini che, seppur lontani nel tempo dal cuore del futurismo, ne continuano idealmente il tratto peculiare.

Movimento e Autopromozione
Il termine “movimento” significa da un lato corrente artistica, e dall’altro fisicità, velocità, spostamento. Una doppia lettura linguistica che è sfruttata da questa sezione.
Si potranno vedere alcuni dipinti molto rappresentativi del secondo futurismo – come “Movimento d’uccello”, 1916 di Fortunato Depero, “Vortice”, 1914 o “Velocità d’automobile”, (1913), di Giacomo Balla, o “Le forze della curva” e le “Aerodanzatrici” in metallo di Tullio Crali, del 1930.
Ma anche le fotografie del 1931 della danzatrice futurista Giannina Censi, provenienti dal Fondo Giannina Censi conservato presso l’Archivio Del ‘900 del Mart, e le sperimentazioni fotografiche di Alberto Montacchini, Giuliparisio, Tato, e Ivos Pacetti, che cercavano di ricreare il movimento sulla lastra fotografica.
La parte finale di questa sezione documenta attraverso i materiali dell’Archivio del ‘900 le ambizioni di autopromozione così caratteristiche dei futuristi.
L’uso di editoria e corrispondenza come mezzi espressivi privilegiati è stato significativo per tutto il secolo scorso: i libri d’artista di Luigi Ontani e Luciano Caruso mostrano felici esiti anche nella contemporaneità; l’ambito della mail art, oltre agli antesignani Balla e Depero, è testimoniato in mostra da Vittore Baroni e Guglielmo Achille Cavellini.

Il volo
Il mito della velocità e del rischio - nuova mistica dell’era moderna- si trasformerà tra la fine degli anni Venti e i primi anni Quaranta, nell’aeropittura futurista: per Tullio Crali il soggetto aviatorio, mostra una forte componente lirica e cosmica che gli permette di trasferire allo spettatore la vertigine e l'ebbrezza degli stati d'animo provati durante il volo.
La ricerca di Enrico Prampolini invece imbocca, fin dal 1928, una strada originale vicina alla poetica surrealista e che poi sfocerà verso l’astrazione materica informale.

Io/Ombra e Automa
Le ultime due sezioni della mostra, Io/Ombra e Automa, saranno aperte al pubblico a partire dal 17 luglio.
Io/Ombra presenta soprattutto ritratti fotografici di artisti come Depero, Mario Castagneri ed Edmund Kesting, ma anche opere di Giuseppe Uncini, Fausto Melotti, Franco Vaccari e Luca Quartana che in tempi recenti hanno ragionato su questo tema.
Automa è un termine che ha sempre appassionato i futuristi: da Pannaggi a Depero che nel 1924 con “Anihccam del 3000”, il ballo delle macchine, aveva inventato costumi come “sintesi tubolari di locomotive umanizzate, costruite in cartone reso snodabile con applicazioni di tela, decorate con cifre in bianco e nero”.

Insieme a Depero, anche Thayaht e Romano Bertelli sono tra i fautori del nuovo corso dell'estetica futurista, che in quegli anni si confronta con ricerche analoghe dell’avanguardia internazionale. I ritratti anonimi di Mussolini (“Testa di Mussolini”, 1933 di Bertelli o “Condottiero (Dux con pietra miliare)”, 1929 di Thayaht) sono la più acuta descrizione del ventennio fascista realizzata in quegli anni.
La mostra si chiude con le marionette realizzate da Luigi Veronesi nel 1943 per L’Historie Du Soldat di Igor Stravinskij.

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FAUSTO MELOTTI
ANGELICO GEOMETRICO

“L’arte è stato d’animo angelico, geometrico. Essa si rivolge all’intelletto, non ai sensi”. Così Fausto Melotti descriveva la propria poetica nel testo di presentazione alla sua prima mostra personale alla Galleria del Milione (1935) di Milano, dove si era trasferito da Rovereto negli anni Venti. Un’esposizione come quella, in Italia, non si era mai vista: un’astrazione purissima e integrale. “Angelico geometrico” è quindi un’auto-definizione in cui l’artista accosta immaginazione e raziocinio, concretezza tattile degli oggetti e impalpabilità eterea della loro forma.
La mostra del Mart, a cura di Denis Viva, punta a interpretare questa convivenza di leggerezza e rigore con un percorso che metterà in luce, in tutta la vicenda artistica di Melotti, una coerenza di intenti molto forte.

Le cento opere in mostra, dal 23 giugno al 30 settembre 2012, propongono inoltre un’ampia serie di confronti con le opere di artisti come Kenneth Armitage, Agostino Bonalumi, Alexander Calder, Carlo Carrà, Enrico Castellani, Giorgio de Chirico, Lucio Fontana, Alberto Giacometti, Piero Manzoni, Marino Marini, Joan Miró, Louise Nevelson, Pablo Picasso.
La mostra sarà anche l’occasione per presentare al pubblico il restauro di “Scultura H (La grande clavicola)”, del 1971, un’opera monumentale di Melotti, che verrà posizionata nel Parco delle Sculture del Mart.

Il progetto complessivo su Melotti – mostra e restauro – inaugura la nuova programmazione del Mart, incentrata sulle collezioni e sul contemporaneo. Un momento centrale per la definizione del nuovo corso saranno le celebrazioni per i dieci anni di attività del museo, in programma per il dicembre 2012.

La mostra
“Angelico Geometrico” si concentra sulla fase di rinascita dell’opera di Melotti a partire dagli anni Sessanta.
In un clima di profondo e generalizzato cambiamento in atto nel paese, i giovani astrattisti di quegli anni guardavano con ammirazione e stupore alle pionieristiche opere di Melotti negli Trenta, come “Scultura n° 23”, del 1935. Gli elementi geometrici di gusto classicheggiante erano accostati all’eliminazione non solo del colore, ma anche di ogni elemento soggettivo: una sorta di dichiarazione d’amore dell’artista per la ragione come guida della civiltà.
Sono opere da cui emergono le radici metafisiche dell’arte di Melotti, comprese dalla critica d’arte verso la fine degli anni Sessanta, ma mai proposte al pubblico in una mostra. L’esposizione del Mart colma questa lacuna, accostando le opere astratte degli anni Trenta di Melotti a tele di Giorgio De Chirico, Carlo Carrà e Alberto Savinio.
Parallelamente, “Angelico Geometrico” ripercorre l’evoluzione più personale dell’opera di Melotti negli anni Sessanta, con opere quali “Città” (1963) ed “Ellissi”(1964). In questi anni, Melotti svilupperà maggiormente la sua componente onirica e appunto metafisica, in cui l’ambiguità fra astrazione e figurazione prevale sull’iniziale rigore geometrico. In questo periodo, il senso di sospensione, di leggerezza angelica, accomuna in un’atmosfera trasognata sia gli elementi geometrici, sia le creature antropomorfe e immaginarie delle sue sculture. Il suo linguaggio si apre e si rinnova inglobando nuovi materiali. Le sue opere assumono una scala ed un rapporto con l’ambiente che le trasforma in installazioni o scenografie, come per “I testimoni velati”, 1977.

Il percorso della mostra gioca liberamente con le due fasi chiave della produzione di Melotti – gli anni Trenta e gli anni Sessanta – per proporre accostamenti che daranno al visitatore l’opportunità di ricostruire i termini di un dibattito che, come si vede, attraversa i decenni in entrambe le direzioni.
Una sala, in particolare, affianca le opere di Melotti degli anni Trenta a quelle degli anni Sessanta di Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Lucio Fontana e Piero Manzoni.
Le ceramiche e i teatrini degli anni Quaranta e Cinquanta vengono invece proposte a fianco di analoghe opere di Lucio Fontana, mentre alcune delle opere in cui è più evidente il lato “angelico” della scultura di Melotti saranno accostate a una tela di Pablo Picasso, ai bronzi di Alberto Giacometti e Kenneth Armitage e a un mobile di Alexander Calder.

“La grande clavicola”, 1971
In occasione della mostra a Rovereto, la città che ha dato i natali al grande scultore, ritrova la monumentale opera di Melotti “Scultura H (La grande clavicola)”.
Si tratta di una scultura in acciaio alta quattro metri, realizzata da Melotti nel 1971 ed esposta alla XXXVI Biennale di Venezia del 1972. Ne “La grande clavicola” le sperimentazioni degli anni Trenta e le ricerche più contemporanee di Melotti convivono con grande naturalezza, come rilevato da importanti studi critici di Maurizio Fagiolo dell’Arco e Germano Celant.
La “grande Clavicola” sarà installata nel Parco delle Sculture del Mart, accessibile da una scalinata a nord della piazza centrale del museo, e resterà liberamente fruibile dal pubblico in via permanente.
Il progetto è stato reso possibile grazie a un finanziamento del Comune di Rovereto, che ha donato l’opera al museo, e al prezioso contributo del Lions Club Rovereto Host, che ha sostenuto un accurato restauro che ha coperto sia aspetti artistici che strutturali.

Fausto Melotti
(Rovereto, 8 giugno 1901 – Milano, 22 giugno 1986)

Fra i pionieri dell’astrattismo italiano, Fausto Melotti si trasferì da Rovereto a Firenze – con in tasca una laurea in ingegneria e una grande passione per la musica – ed in seguito a Torino e a Milano. Nel capoluogo lombardo studierà scultura a Brera con Adolfo Wildt, e conoscerà Lucio Fontana nel 1928, per poi entrare in contatto con gli artisti ed i critici della galleria “Il Milione”, unico baluardo dell’avanguardismo nazionale durante l’ultimo decennio fascista.
Assieme al cugino Carlo Belli, teorico eclettico dell’astrazione, Melotti svilupperà un linguaggio autonomo e rigoroso, ispirato dalla sua passione musicale e dal fermento delle avanguardie internazionali. Il risultato di queste innovative ricerche si tradusse nella prima mostra italiana di sculture totalmente astratte, tenuta dall’artista proprio al Milione nel 1935. Un’impresa, quest’ultima, assai in anticipo sui tempi, che non incontrò all’epoca né il favore del pubblico, né quello della critica.
Proprio a seguito della tiepida accoglienza di questa mostra e delle sue ricerche, Melotti si defilò lentamente dalla scena artistica e preferì dedicarsi alla collaborazione con gli architetti razionalisti Luigi Figini e Gino Pollini, destinando ora la sua scultura all’integrazione con gli spazi architettonici ed il design.
Dalla fine degli anni Trenta, dunque, Melotti abbandonò quasi totalmente l’attività espositiva e si concentrò sull’insegnamento, la collaborazione con gli architetti e la ceramica. Questa lungo intermezzo della sua carriera si interruppe soltanto all’ inizio degli anni Sessanta quando il clima artistico italiano mutò completamente. L’affacciarsi sulla scena delle giovani generazioni e delle cosiddette neo-avanguardie incoraggiò Melotti a riprendere l’attività, conscio di aver anticipato con la sua scultura astratta, molte delle nuove ricerche. In una lettera di quegli anni al cugino Belli, l’artista constatava: “Si deve tornare al lavoro e si scrive la storia dell'astrattismo italiano (…), ci voleva un coraggio ben maggiore trent'anni fa e l'avevamo”.
Con una mostra a L'Aquila del 1963, curata da Enrico Crispolti, l'artista veniva rivalutato in senso neoplastico e riconosciuto come precursore delle ricerche astratte contemporanee. Tuttavia, proprio da questo momento di ripresa dell'attività espositiva, Melotti andrà invece sviluppando la sua matrice metafisica e surrealista più spiccata.

Per la mostra di Fausto Melotti si ringrazia:
Archivio Fausto Melotti
Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici di Trento
Accademia degli Agiati di Rovereto
e
Lions Club Rovereto Host

Si ringraziano:
Provincia autonoma di Trento
Comune di Trento
Comune di Rovereto
in partnership con:
UniCredit
Vini de Tarczal
partner tecnici:
Cartiere del Garda
Trentino Marketing
per le attività didattiche: Casse Rurali Trentine

Mart:
Responsabile Comunicazione: Flavia Fossa Margutti
Ufficio stampa: press@mart.trento.it T 0464454127/124
Luca Melchionna M 320 4303487 Clementina Rizzi M 338 6512683

Sabato 23 giugno 2012
Conferenza stampa ore 12.00
Inaugurazione ore 18.00

MartRovereto
Corso Bettini, 43 38068 Rovereto (TN)
Orari: mar-dom 10.00-18.00 ven 10.00-21.00.
Tariffe: Intero 11 Euro
Ridotto: 7 Euro
Gratuito fino ai 14 anni

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dal 3/12/2015 al 2/4/2016

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