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Conformismi anticonformismi
dal 20/10/2002 al 25/11/2002
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Pina Merisio




 
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20/10/2002

Conformismi anticonformismi

Spazio Oberdan, Milano

Ri-lettura di un secolo attraverso i contrasti, le voci, i libri. Ciclo di incontri promosso da Provincia di Milano Settore cultura. Un confronto con domande e risposte su sei grandi intellettuali del Novecento, per mettere in luce il rapporto tra conformisti e anticonformisti attraverso le pagine di scrittori non di rado finiti sotto oblio.


comunicato stampa

Ri-lettura di un secolo attraverso i contrasti, le voci, i libri

Ciclo di incontri promosso da Provincia di Milano/Settore cultura

dal 21 ottobre al 25 novembre, tutti i lunedì

Un confronto con domande e risposte su sei grandi intellettuali del Novecento, per mettere in luce il rapporto tra conformisti e anticonformisti attraverso le pagine di scrittori non di rado finiti sotto oblio.

Il tutto partendo dalla necessità di rileggere la storia dialettica tra queste due condizioni culturali, apparentemente estreme, attraverso le opere e gli interventi di:

- Luigi Einaudi, dal libro “Le prediche inutili” (ed. Einaudi), con l’intervento di Paolo Del Debbio, editorialista de Il Giornale e docente di etica sociale e comunicazione allo IULM, letture di Giancarlo Dettori (lunedi 21 ottobre, ore 21)

- Giovanni Guareschi, dal libro “L’Italia provvisoria” (ed. Rizzoli), con il sociologo Gianfranco Morra e proiezioni del film “Don Camillo e l’Onorevole Peppone” (lunedi 28 ottobre, ore 21)

- Carlo Emilio Gadda, dal libro “Gadda al microfono” (ed. Nuova Eri), con lo storico Giordano Bruno Guerri, letture di Gianni Quillico (lunedi 4 novembre, ore 21)

- Leo Longanesi, dal libro “Parliamo dell’elefante” (ed. Longanesi), con il saggista Marcello Veneziani (lunedi 11 novembre, ore 21)

- Luigi Sturzo, dal libro “La libertà: i suoi amici e i suoi nemici” (ed. Rubbettino), con l’economista Marco Vitale e la proiezione del film su Luigi Sturzo “La primavera che verrà” (lunedi 18 novembre, ore 21)

- Giuseppe Prezzolini, dal libro Manifesto dei conservatori” (ed. Mondadori), con il politologo Sergio Romano e Mauro Mazza, Direttore del Tg2 Rai (lunedi 25 novembre, ore 18).

Tutti gli incontri sono ad ingresso libero fino ad esaurimento posti. Moderatore e curatore della rassegna Massimiliano Finazzer Flory. Sarà presente Paola Iannace, Assessore alla cultura e beni culturali della Provincia di Milano.

Cosa hanno in comune il letterato Gadda e lo scrittore Prezzolini, il sacerdote Sturzo e l’anticlericale Longanesi, la satira di Guareschi e l’analisi di Einaudi? Una risposta può essere: l’avversità per la conformità obbligata. E l’amore per un pensiero libero. Non omologante. Ma anche altre sono le interpretazioni possibili. Quelle prese in considerazione sono tutte opere che nel Novecento hanno segnato le tracce importanti per un percorso intellettuale autonomo. Nè conformista nè anticonformista. Grazie ad un pensiero autentico.

Inevitabile, perciò, per affrontare così la rilettura del Secolo, partire dai contrasti, dalle voci e dai libri di studiosi e scrittori che della libertà abbiano fatto la scelta della loro vita. Indispensabile, in questa prospettiva, una visione complessiva del paesaggio culturale di quegli anni, percorribile soltanto con un itinerario interdisciplinare, abbandonando le categorie del passato logore perché affaticate dal rapporto con il presente. Così può essere portata alla luce una matrice culturale comune in grado di evocare in un’unica rassegna personaggi e libri così “diversi”.

Lunedi 21 ottobre, si inizia con Luigi Einaudi (1874 – 1961). Piemontese, economista coerente ma anche non dimenticato Presidente della Repubblica. In tempi come i nostri ancora così difficili per quanto concerne la relazione tra politica ed economia, Luigi Einaudi rappresenta un modello di riferimento anche istituzionale che stenta ad essere riconosciuto. Si è scelto “Le prediche inutili” un libro dal quale emergono i bisogni e insieme le difficoltà di una morale dell’economia, di un’attenzione etica dei conti pubblici scevra però di demagogia e retorica.

Dopo gli scandali finanziari di Wall Street da più parti si invoca un nuovo e diverso rapporto tra economia ed etica. In Italia il problema si era già posto durante Tangentopoli. Eppure la questione era stata ben intuita già negli anni quaranta da Luigi Einaudi. Paolo Del Debbio, anche economista ma noto polemista, proverà allora ad interpretare le pagine di “Prediche Inutili”. Per capire se vi sono delle regole in quelle pagine in grado di dare ancora oggi risposta al bisogno di trasparenza. Per chiederci, soprattutto, quali vincoli etici sono compatibili con gli stessi interessi economici.

Lunedì 28 ottobre sarà la volta di uno scrittore emiliano, di cui il cinema e la televisione celebrano la popolarità: Giovanni Guareschi (1908 – 1968), detto anche Giovannino. Uno che la mandava a dire scrivendola. Senza volgarità ma sempre con “verità”. Guareschi ha ancora qualcosa da dire alle ideologie nostrane. Si è scelto “L’Italia provvisoria” perché provvisoria è la fiducia che l’italiano ha di se stesso e, a volte, è provvisoria perfino l’idea dell’amicizia; e quella del nemico. Democristiani contro comunisti: nell’immediato dopoguerra questa sfida non fu solo politica. Ma anche di costume. Don Camillo e Peppone erano in realtà metafore di una contrapposizione ideologica di cui la Chiesa e il Partito Comunista rappresentavano larga parte della scena. Il sociologo Gianfranco Morra tenterà allora di dimostrare che non solo quel comportamento non fu così radicale ma anzi tra cattolici e laici ci fu uno spazio di collaborazione molto interessante. Ma è ancora possibile applicare quelle chiavi di lettura alla dialettica politico-culturale?

Negli anni cinquanta la comunicazione comincia a diventare decisiva. Determina influenze culturali e affluenze politiche. Si parte insomma da mamma Rai e si finisce con uno dei suoi figli inaspettati, quel gran lombardo letterato che è Carlo Emilio Gadda (1893 - 1973). Per un po’ di tempo Gadda si è occupato di scrivere “regole” per l’informazione radiofonica. Peccato che Gadda non ci sia più. Cosa direbbe del linguaggio televisivo di oggi?

Per l’incontro di lunedi 4 novembre, si è scelto “Gadda al microfono” per confrontare il linguaggio e l’informazione per leggere da vicino che cosa sia davvero essenziale quando si parla al pubblico. Per il pubblico. Redigere testi legati all’informazione non è così banale, nè futile. Quando alla Rai venne chiesta la consulenza di un scrittore come Gadda molti si sorpresero. E pochi capirono. Uno storico come Giordano Bruno Guerri ci ha provato: per tentare di capire perché la comunicazione radiofonica e televisiva sta perdendo di creatività si è domandato, ad esempio, perché non vi è più spazio per la sperimentazione linguistica, come fortemente richiesto da Gadda. Oppure perché vi è così tanta autoreferenzialità nei media. Forse perché non abbiamo un’idea della cultura degli ascoltatori?

Leo Longanesi (1905 – 1957), romagnolo quanto basta e milanese quanto serve, ma anche un po’ romano: ci ha insegnato l’ironia. E a volte ha diagnosticato ad un certo tipo di italiano un certo tipo di malattia: l’assenza di auto ironia. E soprattutto lui che è stato un uomo così coerente ha dimostrato che la coerenza può anche essere spaventosa. Per l’incontro di lunedì 11 novembre, si è scelto “Parliamo dell’elefante” perché di certi tempi è l’unico animale di cui si possa parlare senza polemiche.
E’ difficile essere ironici e a volte è quasi impossibile l’autoironia. In particolare, in ambito politico. Perché? Marcello Veneziani è convinto che il problema di fondo riguardi i pregiudizi e gli stereotipi che gli italiani hanno di se stessi. Siamo davvero così prigionieri di luoghi comuni? Veneziani individua la questione: togliere il velo a molta retorica e ipocrisia novecentesca. Così le cose andranno meglio?

Luigi Sturzo (1871 – 1959), sociologo, siciliano, sacerdote. Con questo uomo si può capire il paradosso della libertà: senza limiti essa si auto distrugge. Ma le parole di Sturzo non si limitano agli uomini e alle loro relazioni ma allargano il campo della sua e della nostra conoscenza anche alle regole e alle istituzioni necessarie. Per l’incontro di lunedi 18 novembre, è stato scelto “ La libertà: i suoi amici e i suoi nemici” perché le visioni del mondo in due parti sono state versioni tanto conformiste quanto anticonformiste della realtà sociale.Quando Luigi Sturzo parlava di federalismo e statalismo veniva regolarmente deriso. Oggi che tutti si dicono liberali Sturzo è dimenticato. Ma se fosse stato deliberatamente ignorato? Questo si chiede Marco Vitale: dobbiamo dire la verità sulle cause di questo oblio? Forse domandandoci se gli amici e i nemici della libertà non siano per caso molto più simili di quanto appaia. Ne sapremo di più grazie ad un video in cui lo stesso Sturzo spiega il suo pensiero ci aiuterà a capire. Ma anche a discutere.

Di Giuseppe Prezzolini (1882 – 1982) si può dire tutto, anche che fosse un po’ toscano per via di quel caratteraccio. Eppure soltanto gli ipocriti possono avere paura di lui. Perché se c’è uno che ha tentato di essere diverso e distinto dalle utopie del Novecento questo è proprio Giuseppe Prezzolini. Uomo colto, innanzitutto, eppure con i piedi per terra. Ci ha proposto una riforma della costituzione morale degli italiani. Per l’ultimo incontro, lunedi 25 novembre, si è scelto il “Manifesto dei conservatori” muovendo dal principio che Prezzolini ribadisce: gli uomini non sono uguali. Infatti le differenze fanno ancora la differenza. Essere dei conservatori è un titolo morale o politico? Oppure culturale? Così si interrogava anche Prezzolini. Un diplomatico come Sergio Romano e un giornalista come Mauro Mazza cercheranno di mettere in luce i principi e gli obiettivi di una denuncia degli anni ’70. Ovvero, cosa serve per “conservare” in un Paese perché esso rimanga o diventi un grande Paese? Sergio Romano ci condurrà inoltre verso un’altra questione non meno importante: chi sono i conservatori oggi?

Nell'immagini Giuseppe Prezzolini

Pina Merisio
Provincia di Milano- Uff. Stampa Sett. Cultura Spazio Oberdan
tel. 0277406358 fax 0277406380

Spazio Oberdan, in Viale Vittorio Veneto 2, Milano

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