Behind ospita interventi, riflessioni e interviste per seguire da vicino progetti e iniziative attraverso la voce dei protagonisti. Behind coglie e trasmette segnali, reazioni e tendenze nell'ecosistema dell'arte contemporanea.
a cura di Dario Bonetta



14/03/2005

 
Dissertare/Disertare 
 
 
Le parole di un progettista estetico

 
   
Silvia Litardi e Gaia Cianfanelli intervistano Angelo Bianco 
 
   
Angelo Bianco




Sophie Usunier, Les empalillès, 2005, scultura, dimensioni variabili




Sophie Usunier, Guarda indietro per non essere travolto, 2005, installazione, dimensioni ambientali




Sophie Usunier, ''Giro, Giro tondo'', 2001, installazione




Sophie Usunier, Garland of Roses, 2002, naftalina




Sophie Usunier, Alice, 2001, video



 
La prima curiosità che vogliamo soddisfare con questa intervista è relativa alla proposta che ci hai fatto. Invece di presentarci artiste che con i loro lavori dovrebbero essere protagoniste/rivelatrici del messaggio finale di questo progetto, tu, come curatore indipendente, hai risposto con un'idea particolare da inserire in Dissertare/Disertare. Ci hai spiazzato con "Jamming Display": raccontaci di cosa si tratta.
Il titolo vuole offrire un nucleo di aggregazione per una riflessione attorno al tema proposto che non si perda in teorie separate dall'attività operativa, ma che entri direttamente nel pieno dell'attività espositiva del progetto. Con Jamming Display s'intende costruire uno spazio fisico e fornire in qualche modo indicazioni utili alla comprensione del discorso inaugurato da Dissertare/Disertare agendo quasi da mappattore per cercare di individuare le linee (tra le molte possibili), in cui il senso ed il significare critico sono ipotesi di una possibile realizzazione di pensiero creativo.

Hai utilizzato Dissertare/Disertare come un contenitore in cui inserire un contenuto propriamente assertore? Perché?
E' una modalità per creare dibattito e confronto rispetto agli "highlights" del vostro progetto.

Ci siamo divertite a giocare a decostruire il titolo della tua idea. In inglese il verbo "to jam" significa ostacolare, bloccare, rendere inintelligibile associato alla parola "display" che indica uno schermo e quindi un'azione esplicativa. Quindi "Mostrare ostacolando"? Uno schermo
inintelligibile? Oppure si riferisce alla definizione linguistica "arte femminile"?

Un'altra variante del termine "to jam" è "incunearsi", sicuramente il progetto si sposa bene con il termine "incunearsi": incunearsi in un progetto (quello di Dissertare/Disertare), incunearsi in un discorso (quello della pratica dell'arte al femminile), incunearsi in una pratica espositiva (quella del progetto Dissertare/Disertare), incunearsi come "figura altra" (visto il mio profilo professionale considerato "dai più" spurio).

Il rapporto opera-fruitore è ostacolato da una lettura difficile dell'arte contemporanea, per questo pensi sia importante sviluppare sezioni didattiche? Vuoi che il pubblico debba sentirsi coinvolto ed interrogato per poter capire?
L'artista o chiunque voglia comunicare qualcosa si apre ad un sistema (nel nostro caso quello dell'arte contemporanea) ponendosi come punto d'incontro tra la tumultuosa pluralità di linguaggi della società contemporanea e l'arte. Gli elementi fondamentali di un processo di comunicazione sono il mittente, il ricevente, il codice, il contesto, il canale e il messaggio. La produzione di un messaggio dunque implica la presenza di un codice e di un contesto in comune.
E' necessario che il ricevente promuova una risposta interpretativa del messaggio formulato dall'emittente? questo semplice passaggio spesso nell'arte non avviene!

Sei il Direttore Artistico della Fondazione SuotHeritage di Matera - Ente per l'arte contemporanea e il territorio del sud Italia e del Mediterraneo, in particolare collettore culturale di Basilicata e Puglia. Noi con il progetto cerchiamo indistintamente di trovare risposte culturali in ogni direzione e luogo italiano, ma sembra di lavorare con due pezzi di terra distinti. In realtà crediamo ad un "sud" come fucina culturale e colta. Perché mentre il nord avanza, a sud - e noi a Roma lo vediamo bene - non accade anche il contrario (economia a parte)?
Come voi dite "economia a parte" le differenze di cui parlate non sono certo una novità, hanno radici storiche e sociologiche che ci costringerebbero a impelagarci in discussioni sul meridionalismo, scomodare Francesco Saverio Nitti, Gaetano Salvemini, Luigi Sturzo, Antonio Gramsci, ecc. Ovviamente il Sud ha i suoi problemi nella gestione delle cose ma è anche un luogo unico per estro e creatività in cui il "carico storico" non è indifferente e negli ultimi anni si
sta assistendo ad una grande ripresa economica e culturale, basti pensare a città come Napoli, Palermo, Bari o la stessa Matera che stanno facendo parlare di un "South Reanaissance" all'insegna di un "pensiero meridiano", non sarei così pessimista, piuttosto direi che il nord guarda troppo a se stesso.

Parliamo di globalizzazione, di Europa unita ma continuiamo ad avere, per quanto ci riguarda, un'Italia divisa culturalmente. Questo è visibile anche nell'arte, nella produzione artistica?
Non credo che l'Italia dal punto di vista artistico sia divisa culturalmente o che esista una produzione artistica del nord o del sud, basti pensare che la stragrande maggioranza dei giovani artisti sono concentrati a Milano, si può dedurre che in Italia vi è una sola grande comunità fatta naturalmente di individualità creative.
A questo si aggiunga che il pubblico dell'arte è di tipo cosmopolita, viaggiamo, ci spostiamo, ormai le città non le abitiamo più, le usiamo!, oggi per un artista non ha più senso dire "vivo a Milano o a Matera", si abita dove vi è una presa del telefono cui connettersi, si abita "fra" le città.

La Fondazione riesce ad essere un punto di riferimento per gli artisti del territorio? Si preoccupa di promuoverli fuori?
Il ruolo di una Fondazione non è certo quello di un talent scout, di un gallerista, di un artdialer o di un agente. La Fondazione SoutHeritage con la "Project Room Next Heritage" interviene in una logica di supporto alla nuova creatività e alla cultura delle nuove generazioni lavorando con artisti italiani e non, per proporre una selezione di proposte di alta qualità convalidate anche dalle partnership di importanti istituzioni internazionali come il "FRAC
Lorraine" per la mostra di Sophie Usunier. Per quanto riguarda la Fondazione come punto di riferimento nel suo ruolo pionieristico in un territorio come quello della Basilicata privo di qualsiasi struttura privata di qualità dedicata all'arte contemporanea (leggi gallerie), e di un sistema istituzionale poco organizzato alle esigenze e agli sviluppi del contemporaneo, essa rappresenta certamente un esempio e un punto di riferimento (forse il primo), in un sistema
che rimane ancora tutto da costruire e da inventare.

Continuiamo a chiedere e a chiederci, dissertando tra noi e con tutti, se la validità dell'impostazione del nostro progetto/studio porterà a comprendere dove è diretta la giovane arte italiana al femminile. Cosa hai da dire in merito?
Certamente rappresenterà un'esperienza di confronto e conoscenza fra più menti, e già questo è un grande obbiettivo.

Presso la Fondazione SoutHeritage si è appena inaugurata la mostra di Sophie Usunier, come si inserisce nella nuova sezione "Youth Europe" creata per iniziare un discorso euromediterraneao nell'arte?
La Fondazione SoutHeritage è nata con l'intento di costituire un osservatorio privilegiato di una delle più complesse aree del mondo: il Mediterraneo e in particolare il Sud Italia. Il suo obiettivo primario è la registrazione delle problematiche che accomunano le realtà dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo per esaltare le molteplici realtà che lo compongono attraverso la
diffusione della cultura contemporanea in un bacino territoriale che va dalla Puglia alla Calabria attraverso la Basilicata, con legami commerciali e culturali con numerosi paesi del bacino Mediterraneo. La specificità della storia e della posizione geografica di Matera ci ha offerto un terreno più che fertile per una piattaforma di discussioni e idee fra regionalismo e internazionalismo e la mostra di Sophie Usunier si inserisce proprio su queste linee di confronto fra giovani creativi euromediterranei.

Parte dei lavori di questa artista riprendono un linguaggio femminile. E' un caso che due affluenti (contemporaneo e femminile) finalmente si incontrano?
Non credo che il lavoro di Sophie Usunier si possa definire, incasellare e tassonomizzare nel termine "femminile", l'approccio della Usunier non è di tipo femminile ma di tipo energetico oserei dire. Linguaggi femminili potrebbero essere alcuni progetti di Francesco Vezzoli, la produzione di Maria Lai, i lavori di Andrea Bianconi, l'isteria estetica di Tracey Emin.
I progetti di Sophie Usunier hanno sempre avuto un approccio interdisciplinare nel rappresentare scenari la cui iconografia attinge spesso dal repertorio delle favole e delle credenze popolari. Attraverso vari registri linguistici il discorso dell'artista non è autobiografico, bensì collettivo, in stretto rapporto con il corpo sociale indagato con uno sguardo antropologico. I suoi video, le installazioni, focalizzano l'attenzione su operazioni in cui prende vita l'attenzione verso i concetti quali il tempo, la visione e l'accadimento, materializzati in progetti e forme permeati di uno spirito positivo, protettivo, che rassicura.

Dopo di te, quale altra mente ti piacerebbe far parlare?
La metà sinistra del mio cervello

Angelo Bianco - Matera 1970. Dal 2003 è direttore artistico della Fondazione SoutHeritage di Matera. Ha aderito a Dissertare/Disertare come progettista estetico presentando un concept dal nome "Jamming Display". Vive e lavora fra Milano e Matera

Su Pressrelease:

L'approfondimento sulla mostra di Sophie Usunier

     
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