Behind ospita interventi, riflessioni e interviste per seguire da vicino progetti e iniziative attraverso la voce dei protagonisti. Behind coglie e trasmette segnali, reazioni e tendenze nell'ecosistema dell'arte contemporanea.
a cura di Dario Bonetta



14/01/2005

 
Quarter. Centro Produzione Arte 
 
 
Firenze: ipotesi utopie sorprese di una Kunsthalle in citta'

 
   
Lea Codognato ha intervistato Sergio Risaliti, direttore artistico di Quarter 
 
   
Serge Domingie. Quarter, esterno




Paolo Parisi & John Duncan, 'Conservatory (San Sebastiano), 2004'. Quarter/Firenze. Ph. copyright, 2005 Paolo Parisi




Foyer. Loris Cecchini monologue patterns (incident wave numbers in vacuum), 2004. Quarter/Firenze. Ph. copyright, 2005 Paolo Parisi



 
Il 15 dicembre del 2004, grazie ad una convenzione stretta tra il Comune di Firenze e la neonata associazione 'no profit' Centro Produzione Arte, si è inaugurato a Firenze Quarter, il primo centro d'arte contemporanea del capoluogo toscano, nato con il recupero dell'ex Longinotti, un'area industriale ormai abbandonata da molti anni.
Da molti anni si parlava di aprire un museo dedicato all'arte contemporanea a Firenze, le esperienze sono state tante, la Toscana d'altronde è una realtà molto vivace sia come artisti che come istituzioni e associazioni, disseminate sul territorio, che si impegnano nella produzione di eventi, workshop. Firenze mancava di un luogo riconosciuto per il contemporaneo sebbene la città sia stata sede di varie e prestigiose manifestazioni.
Un'operazione sorprendente quella di Quarter, estremamente veloce e agile, che è già partitata con un'attività articolata in progetti diversi e che si propone come modello le grandi Kunsthalle in Europa. Il Direttore artistico è Sergio Risaliti che in Toscana ha inaugurato e diretto il Palazzo delle Papesse a Siena; curatore di BOOM che metteva in luce un altro spazio dimanticato di Firenze, la Manifattura Tabacchi; ideatore del progetto Working Insider che ha fatto vivere utopicamente il Meccanotessile; curatore insieme ad Achille Bonito Oliva di Orizzonti nell''Arte che andava ad inugurare il Forte del Belevedere appena restaurato dopo una chiusura al pubblico di vari anni. Uno curioso destino quello di Sergio Risaliti legato alla costruzione e gestione di nuovi progetti museografici ed espositivi, ed è a lui che chiediamo di parlarci di questo nuovo battesimo.

QUARTER. Centro Produzione Arte che si definisce la prima Kunsthalle d'Europa in un centro commerciale, cosa significa un'operazione del genere in una città come Firenze dove da tempo immemore si parla di creare un museo per l'arte contemporanea all'ex Meccanotessile, ormai una leggenda metropolitana, che non arriva mai ad una conclusione concreta?

Un centro di produzione d'arte come Quarter non esiste a Firenze e neppure in Toscana. E' sicuramente uno spazio unico per una città come Firenze, sia per le sue caratteristiche architettoniche, sia per la sua ubicazione, che per il tipo di attività che propone, direi un modello innovativo di isituzione culturale come probabilmente se ne trovano solo oltr'alpe. E' un white cube di ampie dimensioni, un modulo facilmente utilizzabile, rinnovabile, una kunsthalle perfetta per installazioni e performance, incontri e workshop. Il fatto fondamentalmente innovativo è che Quarter è nato insieme allo spazio del grande centro commerciale della nuova COOP di Viale
Giannotti (progetto dell'architetto Adolfo Natalini), fuori dai circuiti turistici tradizionali, in un'area periferica. Una 'chance' non indifferente. Un luogo che, a mio avviso, risponde perfettamente alle esigenze di una città che non è solo la città della moda o delle grandi mostre, del turismo di massa e del consumo effimero, spettacolare, ma che è una città reale fatta dai cittadini, vissuta ogni giorno. Questa metropoli non può interrompere dal punto di vista culturale il suo ciclo evolutivo e ridursi a guardare solo al passato e di questo passato viverne di rendita.
I primi dati di affluenza confermano quanto sia decisivo per il benessere sociale-culturale inaugurare un centro di produzione d'arte contemporanea tra le maglie del tessuto vivo della città.
Quarter corrisponde alle diverse e molteplici aspettative di un pubblico che alla contemporaneità partecipa orizzontalmente e in modo promiscuo, sommando molteplici esperienze e condividendo con gli altri cultura di massa, miti, ansie, paure, beni materiali e immateriali, simboli, mode, informazioni ora differenziandosi ora omologandosi attraverso i flussi comunicativi e i consumi.
Tuttavia c'è una necessità inconscia, un bisogno di esperienze verticali, un tempo si sarebbe detto trascendenza, trasfigurazione, oppure rappresentazione prospettica,catartica. Semplificando, si tratta di fornire modelli visivi aggiornati, ovvero il meglio della ricerca artistica contemporanea, fermo restando che si tratta sempre di dare spazio a ipotesi e utopie. Quarter va ad intercettare la città reale, la gente del quartiere, quella che si immerge nella contemporaneità dell'ipermercato, dell'iperrealtà, del consumismo globale e dei miti d'oggi. Un centro d'arte ha il dovere di assumere e trasformare questi processi. Ci inseriamo in una realtà, quella delle aree dei grandi centri commerciali, che è al centro di numerosi dibattiti soprattutto sul ruolo che questi assumomo nella rivoluzione urbanistica dell'area metropolitana. Per noi il confronto con il pubblico è un confronto diretto, deve essere semplice nell'approccio ma verticale e differente nell'esposizione.
Questa per Firenze è sicuramente una sfida, una scommessa. Al momento che si è presentata questa occasione è stato immediato e facile trovare numerosi accoliti che hanno accettato di partecipare con entusiasmo ad un avventura direi “epica”. Stranamente per una città che vive di lotte intestine, vedere insieme figure professionali simili, unite in questo progetto, è senza dubbio un segnale forte.
Quarter è nato con una velocità sorprendente, in meno di un mese, e anche questa è una novità per Firenze, dove, come accennavi a proposito del Meccanotessile destinato a Centro d'Arte Contemporanea, tutto si muove con tempi preistorici. Mi sembrava un miracolo essere riuscito a inaugurare il Palazzo delle Papesse a Siena in soli sei mesi, adesso possiamo entrare nel guinness dei primati.

Come nasce e qual'è la mission di Quarter?

Quarter nasce proprio dalla mancanza istituzionale, perdurava la grande necessità di uno spazio pubblico che producesse arte contemporanea.
Punto cardine e forza di QUARTER è non solo immaginato ma aver reso possibile il connubio pubblico privato. L'uno e l'altro sono garanti, responsabili e allo stesso tempo committenti del progetto culturale.
L' Associazione è stata costituita perché, immaginando il progetto culturale e gestionale, ho intuito, anche per esperienze precedenti, quanto fosse fondamentale, necessario, il consenso la condivisione e la collaborazione con il mondo privato e quello professionale. Se l'amministrazione pubblica ha oggi bisogno del privato, allo stesso tempo, il privato ha bisogno di avere come interlocutore e committente il pubblico, che è garante della mission culturale e sociale di un progetto come questo.
L'associazione conta attualmente settanta soci fondatori effettivi che rappresentano il mondo dell'imprenditoria culturale toscana, dalle grandi aziende a chi si occupa di managment culturale, intellettuali, critici, soggetti che lavorano nel settore promozione e non solo nel settore dell'arte, personaggi come Bona Frescobaldi o la rockstar Piero Pelù. Insomma, un'associazione attiva che grazie all'esperienza dei suoi componenti ha un grande potenziale è che è veramente la parte centrale di questo progetto importante quanto il programma delle mostre, le attività didattiche formative, i convegni e gli eventi speciali. Presidente dell'associazione è Maria Paoletti.
La mission di Quarter è fondamentalmente espositiva e formativa. Quarter deve essere il luogo per eccellenza della sperimentazione e delle novità, ma anche il luogo dove coniugare riflessione e analisi, formazione e comunicazione in un'accezione anche interdisciplinare e mediatica. Quarter svolgerà senza dubbio un'azione politico-culturale in quanto metterà in atto un assetto multiplo di progetti. L'arte è un linguaggio glocale, un universo di infinite esperienze condivise a livello sia locale che globale. Oggi collocarsi a livelli di produzione internazionale significa scommettere su innovazione, nuove generazioni, nuovi paradigmi, su immaginari e creatività non scontate ne' rassicuranti. Significa aprirsi al nuovo e al diverso, creare nuovi stimoli alla conoscenza e al dialogo, alla tolleranza, alla scoperta, alla critica e alla contaminazione.
Significa pensare il cittadino come punto di raccordo tra l'habitat locale, il quartiere, la città e l'universo globale, smontando le ragioni dell'individualismo per ricostruire le idealità del cittadino del mondo. Ecco perché è stato scelto il nome Quarter, una parola dal significato comprensibile qui e dovunque che contiene al proprio interno sia il quartiere che l'arte in un accezione immediatamente locale e internazionale.
Quarter sarà prevalentemente sede di installazioni progettate ad hoc, site specif project, messe in scena di linguaggi artistici eclettici come già si intuisce dagli eventi inaugurali con la grande installazione CONSERVATORY di Paolo Parisi e John Duncan.
Nei prossimi mesi ospiteremo Marco
Bagnoli, Enzo Cucchi, Hiroshi Sugimoto, Maurizio Nannucci, artisti di livello internazionale che rappresentano il mondo di oggi in tutti i suoi aspetti, oltre a giovani artisti italiani e stranieri. Sarà mia preoccupazione, come già in passato, non creare cateagorie precostituite, non omologarsi, ma spaziare geograficamentre e cronologicamente e soprattutto restituire all'arte italiana e alle nuove generazioni un punto di riferimento, come lo è stato le Papesse in modo da 'pesare' poi sul piano nazionale e internazionale.
Accanto a me lavorano 'resident curators' come David Bianco, Michele Dantini, Daria Filardo, Pietro Gaglianò (ed altri se ne aggiungeranno) che si occupano di elaborare progetti che affiancano, in questa accezione di interdisciplinarità e apertura, le grandi installazioni del corpo centrale.
Stiamo già attivando collaborazioni con Grazia Quaroni della Fondation Cartier, Cristina Agostinelli del Centre Pompidou, Marina Fokidis e Dafne Vitali due eccellenti curatrici di Atene.
Non mi dimenticherò di collaboratori preziosi per me nel passato come Caroline Corbetta, Letizia Ragaglia ed altri.
Altro punto cardine dell'identità di Quarter è la didattica, la formazione rivolta alla città, al quartiere, alle scuole, quindi: laboratori creativi, visite guidate, uso del teatro e della messa in scena come già abbiamo fatto, durante queste feste, facendo partecipare bambini e genitori ad un percorso magico ricreato tra le opere di Paolo Parisi e John Duncan all'interno delle quali sono state lette da un'attrice una serie di favole.

Due parole sugli eventi inaugurali.

Per l'inugurazione ho scelto di dare immediatamente l'idea della coralità, dell'insieme delle varie voci che faranno parte di QUARTER, uno spazio democratico, dove grazie all'arte e al suo aspetto nomade si attraversano altri saperi, altre culture, repetita iuvant (vedi Papesse dove la progettazione era organizzata con questo assetto multiplo).
Oggi come all'ora ho voluto inaugurare dando spazio immediatamente all'arte italiana, non sto a spiegare qui le ragioni. Nello spazio centrale, VOYAGER, ho presentato CONSERVATORY (San Sebastiano), un'installazione realizzata a quattro mani da Paolo Parisi, artista siciliano toscano di adozione, e del musicista performer John Duncan, americano che vive da molti anni nel nord italia. Un'opera dove si fa uso di linguaggi diversi, dalla scultura alla pittura, dall'architettura alla musica. Un'opera decisamente moderna, utopica, che si collega alla produzione dell'opera d'arte totale che ancora oggi è e sarà uno dei punti di ricerca e di differenziazione dell'arte d'avanguardia. L'opera d'arte totale, l'installazione, la nuova messa in scena iconografica è non solo un problema di sperimentazione formale ma anche il tentativo di costruire uno spazio pubblico.
CONSERVATORY consiste di tre osservatori-architetture realizzate con cartone riciclato e tagliato con sagome disegnate a partire da una serie di osservazioni geografiche. Da questi osservatori, aperti e fruibili al pubblico, si diramano tubi idraulici colorati, costruiti organicamente in modo da simulare una sorta di proliferazione vegetale, una foresta, l'intricato groviglio di un paesaggio tanto artificiale quanto artefatto.
La tipologia di questo disegno è rizomatica e allude ad una delle caratteristiche generative dei processi organici, naturali, culturali tipici della nostra epoca. Il rizoma come noto è stato teorizzato da Deleuze e Guattari che ne hanno fatto un immagine forte della nostra contemporaneità. Ma allude anche a problemi di visibilità e relazione.
Gli osservatori oltre a fungere da telescopi, funzionano anche come semplici auditorium dove gli spettatori/osservatori condividono suoni, energie, immagini, effetti atmosferici. La scultura diventa così un elaborato sistema di comunicazione e contemplazione metafora dello spazio pubblico e privato.
Gli altri spazi di QUARTER, del quale sono stati sfruttati anche i non luoghi, ospitano vari progetti. Nel Foyer troviamo 'Passage' e 'En plein air'.
'Passage' presenta un lavoro fotografico inedito di Pier Francesco Gnot sui quartieri fiorentini di Gavinana, Sorgane, Nave a Verrazzano e Galluzzo e che si riallaccia ai suoi ultimi lavori, realizzati nel corso di lunghe camminate notturne, dove l'artista ha ritratto quartieri di differenti città, dal nord al sud d'Italia. In questa sede su tre monitor sono proiettati 180 scatti digitali in rapida successione, a suggerire una probabile sequenza filmica che faccia ripercorrere, per chi la osservi, la sua passeggiata. Un progetto di mediazione importantissimo tra il centro e i cittadini, a cui viene restituito in forma di diario poetico il proprio ambiente urbano.
'En plein air', a cura di Pietro Gaglianò, ha inaugurato con Monologue Patterns di Loris Cecchini. Questo spazio infatti che è ben visibile dalla strada, costituisce un richiamo per il pubblico e ospiterà opere emblematiche di artisti italiani e stranieri.
Si passa poi alla concept room (dedicata a un progetto di formazione culturale interdisciplinare incentrato su questioni di ordine geo-politico o genericamente culturali) dove David Bianco ha curato il primo appuntamento di ATLANTE, Indiscriminate Locations, con il giovane danzatore Leonardo Diana, presente con una video-performance e l'artista Patrizio Travagli, autore di un lavoro incentrato sulla pervasiva serialità che hanno le carte geografiche usate in ambito militare per misurare il potenziale bellico delle singole nazioni.
Nella sezione AUTODAFE', a cura da Pietro Gaglianò e Maria Antonia Rinaldi, abbiamo creato una semplice ma efficace sala didattica, una postazione monitor che trasmette le interviste agli artisti coinvolti negli eventi del Centro Produzione Arte. Importante strumento didattico sono i pannelli esplicativi , a cui, per la prima volta, ho affiancato ritratti fotografici degli artisti, scattati da Carlo Valentini.

Il 16 dicembre, il primo giorno di apertura al pubblico, siete stati vittima di un'aggressione. Cosa è successo, ce ne vuoi parlare?

Poche parole sull'accaduto. Verso le 22, ora di chiusura, del centro si sono presentati quindici incappucciati, sono entrati a folate dalla porta laterale, un vero blitz organizzato. Lancio di uova e immondizia sulle opere, bagni allagati, scritte sui muri. Ho cercato di allontanare questi sciagurati e qualcuno da dietro mi ha colpito alla nuca. Il tutto e' durato 4-5 minuti, è stato veloce, violento, ben organizzato. In quel momento erano presenti Paolo Parisi, la mia compagna Antonella e mia figlia di due anni e mezzo. Mai avrei immaginato che Firenze potesse diventare teatro di vandalismo politico contro l'arte. A questi provinciali sperimentatori del terrore ho risposto aprendo immediatamente, il giorno successivo, QUARTER, esibendo assieme alle opere le tracce di quell'azione. In seguito l'opera è stata restaurata in pubblico come risposta ai loro cappucci che riducono, ad esempio, la kefiah ad una maschera reazionaria.
Nell'intervista che ho concesso, volutamente ho cercato di distinguere la contestazione da questi metodi terroristici in quanto cercano di produrre terrore anche oltraggiando l'arte, usando la parola attentato. Gruppi come questi vogliono dettare i tempi della politica culturale urbanistica con la violenza, decadono immediatamente le premesse, e il dialogo avviene solo con chi si pone da un'altra parte. Firenze lo aveva già dimostrato in occasione del social forum per questo ritengo questa emersione confusa ma ben organizzata di violenza provinciale e datata, figlia ancora una volta di una borghesia conservatrice e reazionaria.


Su Pressrelease:

L'inaugurazione ufficiale di Quarter

Terra delle madri: l'installazione di Marco Bagnoli


     
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Collaborazione non concordata
 
 

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