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28/10/2011

Piero Maniscalco

Artists' House, St. Petersburg

Piero Maniscalco analizza con due video collage la figura Grandissimo filosofo e scienziato, Florenskij, fucilato a 55 anni dal regime sovietico. La sua estetica è costruita sulla piattaforma concettuale della matematica e della geometria, e la sua questione centrale è lo spazio e il tempo. Lo spazio è la forma stessa dell’opera. Tutta la cultura può essere interpretata come l’attività dell’organizzazione dello spazio, per cui un’analisi filosofica delle opere artistiche deve concentrarsi sull’importanza sostanziale della spazialità e della sua organizzazione. L’arte consiste nel tracciare la linea di separazione tra ciò che è fuori e ciò che sarà lo spazio della sua azione. L’artista, a differenza dell’uomo comune, sa tracciare la linea della separazione: comporre e costruire; queste sono attività principali della creazione artistica, che possono essere riassunte in: organizzare nell’unità la molteplicità, ma al contempo dispiegare l’unicità in una molteplicità organizzata all’interno di uno spazio. Lo spazio di una composizione si dà attraverso il legame degli elementi raffigurati, la loro unificazione. Sta in questa unità, e nella possibilità di percepirla come tale da parte del fruitore, uno dei presupposti dell’arte. Lo spettatore infatti concepisce l’essenza dell’arte nella costruzione di uno spazio per mezzo delle correlazioni. Le correlazioni, in linea di principio, sono infinite. Nella musica, ad esempio, tra un DO e un DO successivo possiamo intervallare dodici semitoni, come accade negli strumenti musicali occidentali, ma potremmo anche tracciarne di meno o molti di più. L’artista è dunque costretto a fare una scelta: isolare.

Scegliamo gli intervalli, le correlazioni che ci sono soggettivamente più comprensibili e oggettivamente più valide, in quanto soltanto determinate correlazioni sono percepite come un tutto organico. La composizione/creazione per mezzo della correlazione, come anche la percezione da parte dello spettatore, devono seguire un preciso ordine in cui l’artista ha distribuito gli elementi. L’ordine è la chiave che lo spettatore deve raggiungere e intravedere. Il mistero di questo ordine è quello della quarta coordinata, il tempo, non di un tempo esteriore, ma quello specifico di una data opera d’arte, che, pertanto, non può essere giudicata in base ad altri tempi. Per avvicinarsi a un’opera d’arte, per coglierne l’immagine più ampia oltre quella della semplice percezione sensoriale, è necessario entrare nel tempo proprio dell’opera. Da dove si crea quell’immagine più ampia che permette allo spettatore di entrare nel tempo proprio dell’opera? Si crea nella coscienza, nell’interiorità, nella profondità del cuore umano. Quanto più l’uomo si avvicina con il cuore aperto ad un’opera d’arte, quanto più riesce a sacrificare il proprio tempo per accogliere il tempo di quella determinata opera, tanto più l’insieme delle correlazione di tale opera inizia a manifestare la sua unità. A un certo punto tale opera si trova nella nostra anima come qualcosa di unitario, istantaneo, eterno, un’unica monade che contiene in sé una pienezza organizzata di energie. Il mondo di tale varietà si concentra una prima volta attraverso la creazione dell’artista, una seconda volta attraverso la coscienza dello spettatore, in un solo punto, in una sola percezione. La bellezza è difatti là dove le molteplici correlazioni iniziano ad essere percepite dall’esterno nella loro interezza.

Artists' House
Uliza Piestila 93 - St. Petersburg
Ore: 9:00/13:00 16:00 /19:00

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