Windows 2000, la prima personale italiana di Jerry Kamitaki offre un estratto dalla serie di disegni che l'artista ha effettuato per un decennio sulle pagine di Artforum. Questi readymades estendono e ricontestualizzano l'affine serie Untitled Drawings, opere sviluppate dall'artista con dei fogli di grafite applicati su carta.
Gloria Maria Gallery ha piacere di ospitare Windows 2000, la prima personale italiana di Jerry Kamitaki
che fino al 7 Gennaio 2011 offre un estratto dalla serie di disegni che lʼartista ha effettuato per un
decennio sulle pagine di Artforum, il prestigioso magazine newyorkese di arte contemporanea.
Descritti dallo stesso Kamitaki come “disegni”, questi readymades estendono e ricontestualizzano lʼaffine
serie Untitled Drawings, opere sviluppate dallʼartista con dei fogli di grafite applicati su carta, ricalcando ironicamente In Advance of a Broken Arm di Duchamp.
In questo caso Kamitaki sceglie, invece, di lavorare sulle pagine pubblicate, tagliando, dislocando e/o
trasportando sezioni delle pagine del giornale, creando unʼopera che semplicemente ricorda lʼoriginale
discostandosene laddove lʼocchio si avvicina, in quellʼesatto punto di fuga in cui le cose scivolano verso
unʼimprevista novitaʼ, mostrando cio che normalmente non dovrebbe comparire (tecnicamente o
strategicamente) sulle pagine stampate.
Il modo in cui le pagine di Kamitaki sono presentate, allineate e su muri opposti, eʼ di primo acchito
forviante. Osservando, secondo una logica parentetica, come le bozze del giornale potrebbero essere
incollate sul muro della redazione, questa mostra sembrerebbe una sorta di antologia delle pubblicita,
recensioni e reportage di Artforum. Il lavoro di Kamitaki ci porta a discutere, a confrontarci con una sorta
di best of compilation, ma, osservando con piuʼ attenzione, nulla qui eʼ lineare o interrelato nel senso
comune del termine. Infatti Kamitaki contesta sottilmente lʼapparente finalitaʼ ed ufficialitaʼ propria di un
certo giornalismo lagato al mondo dellʼarte —le circa 180 pagine esposte in mostra rappresentano una
parte del suo lavoro di analisi sviluppatosi nel corso di unʼintera decade—e ci mostrano cosi, nel tempo,
una nuova lettura di questo medium.
Il disegno p.270/271 Sept. 09, ad esempio, si confronta con la nota serie di ri-fotografie di Sherrie Levine
After Walker Evans del 1979—e ci da unʼindizio mirato sullʼinteresse concettuale di Kamitaki rispetto al
mnemonico processo di art making.
A prescindere dallʼutilizzo di una sagoma professionale microtagliente, che permette allʼartista di
distorcere in modo circolare le differenti linee che compongono il testo, Kamitaki altera, inoltre, le
giustapposizioni visuali presentate in queste pagine, conferendo loro un quadro di riferimento condiviso
che eʼ stato perso o “editorialmente assitito“.
p.73 Sept.08 riprende una pagina pubblicitaria di Saatchi per una mostra collettiva, che ci viene qui
mostrata in una nuova versione ritagliata, dimostrando quanto lʼinterpretazione formale sia sempre
culturalmente relativa.
In p.211 Feb .09 la parte superiore della pagina eʼ stata spostata verso il basso dando un proverbiale
effetto di torsione, un commento dellʼartista sulle recensioni delle riviste, che spesso sembrano macinare
lʼarte come carne cruda.
Il dipinto di Franz West, Sisyphos IX (2002), appare spaccato in due parti in p.321 May 09 e sembra
metamorfizzarsi in una di quella meteoriti distrutte in mostra al Ufo Museum di Rosweek in New Mexico.
Questo disegno, nelle enigmatiche parole di Kamitaki, cerca di comunicare che “non cʼe ragione di
credere al fatto che un qualcosa denominato come roccia possa avere un valore reale intrinseco”.
Come Walter Benjamin scrisse nel 1927 “Il vitale e fondamentale progresso artistico non eʼ una questione
di nuovi contenuti o forme -- la rivoluzione tecnologica prende il sopravvento su entrambi”. “In ultima
analisi” aggiunge il folosofo tedesco “ i metodi meccanici di riproduzione non sono altro che un tipo di
tecnologia che miniaturizza e aiuta la gente ad acquisire un livello di controllo sul lavoro, senza il quale
semplicemente non potrebbero piuʼ accomplirlo”. Questa mostra di Kamitaki puoʼ quindi essere
interpretata sotto la stessa luce, facendo emergere la preoccupazione per il rischio che la tecnologia -- in
questo caso lʼeditoria dellʼarte -- possa sostituire interamente le opere che recensisce e riproduce,
correndo il rischio che lʼUNICA arte riconosciuta oggigiorno possa essere quella presente nelle riviste del
settore.
Nelle mani di Kamitaki Artforum eʼ o il grandioso acme di questo destino tecnologico oppure, come lui
stesso insiste, una scelta arbitraria adatta al suo interesse per i processi seriali.
Poco importa: alla fine dei conti il risultato eʼ cosi affascinante che io per primo non saroʼ piuʼ in grado di
guardare le pagine di quel giornale sotto la stessa luce.
-- Paul Foss
Jerry Kamitaki, di origine giapponese, nato in California, vive e lavora a New York. Kamitaki ha presentato il suo
lavoro solo in mostre personali, lavorando con gallerie in Giappone, negli anni 80ʼ e Stati Uniti negli anni 90ʼ.
Ricordiamo tra queste Zeit Photo Gallery, Tokyo - Komai Gallery, Tokyo - Luft Space, Tokyo - Laboratory, Sapporo,
Hokkaido, Tamura gallery, Tokyo - Hoffman/Borman Gallery, Santa Monica, CA. - Fred Hoffman Gallery, Santa
Monica, CA. - First New York Gallery, New York.
Paul Foss eʼ lʼeditore della rivista artUs (Los Angeles). Il suo ultimo libro eʼ: The &-Files: Art & Text 1981-2002
(Whale&Star, Miami/IMA Brisbane, 2009).
Vernissage per lʼartista: Giovedi 11 Novembre dalle 19.00 alle 21.00
Gloriamariagallery
via Watt, 32 Milano
Orari: dal Lunedì al Venerdì, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 o su appuntamento
Ingresso libero