Parco Regionale di Roccamonfina Foce del Garigliano
Roccamonfina (CE)
(Localita' Orto della regina)
WEB
Christian Frosi
dal 6/2/2009 al 6/2/2009
06 692050220

Segnalato da

Barbara Izzo



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Marcello Smarrelli



 
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6/2/2009

Christian Frosi

Parco Regionale di Roccamonfina Foce del Garigliano, Roccamonfina (CE)

Inaugurazione della prima installazione d'arte contemporanea site-specific, nell'ambito del Progetto Arte e Natura nel Parco. L'opera si intitola Osservatorio Shoemaker-Levy ed e' la prima di 4 progetti realizzati da 4 artisti di fama internazionale: oltre a Frosi, CYprien Gaillard, Tue Greenfort, Gruppo A12, che hanno elaborato i loro progetti a seguito di una breve residenza nell'area del parco. A cura di Marcello Smarrelli.


comunicato stampa

a cura di Marcello Smarrelli

Il 7 febbraio 2009, presso l’area archeologica denominata Orto della Regina, Monte La Frascara, situata nel Parco Regionale Roccamonfina-Foce Garigliano nell’alto casertano, verrà inaugurata la prima installazione d’arte contemporanea site-specific, nell’ambito del Progetto Arte e Natura nel Parco. L’opera è stata selezionata attraverso un concorso di idee promosso dalla Regione Campania – Parco Regionale Roccamonfina-Foce Garigliano, sotto la direzione artistica di Marcello Smarrelli ed organizzato da Civita.

Al concorso di idee il direttore artistico Marcello Smarrelli ha invitato quattro artisti di fama internazionale: Christian Frosi, CYprien Gaillard, Tue Greenfort, Gruppo A12, che hanno elaborato i loro progetti a seguito di una breve residenza nell’area del parco, tenutasi nel marzo 2008.

L’iniziativa nasce dal desiderio del Presidente del Parco Regionale Roccamonfina-Foce Garigliano, Raffaele Aveta, di inserire l’area protetta nel circuito internazionale dei parchi d’arte e di promuovere la produzione artistica contemporanea, con particolare attenzione alle forme di arte pubblica e partecipata, alle poetiche della Land Art, all’interesse per i temi della natura, dell’ambiente, della cultura biologica, con l’obiettivo di ricostruire o evidenziare un legame tra l’opera d’arte e l’ambiente, capace di sviluppare nuove visioni e nuove riflessioni.

I quattro progetti, sono stati pensati per diventare parte integrante del paesaggio, senza sovrapporsi ad esso in maniera monumentale o invasiva, nell’intento di stabilire un legame naturale, istintivo, tra lo spazio e l’intervento artistico.

Come deliberato dalla giuria presieduta da Pippo Ciorra e composta da Cecilia Canziani e Marina Engel, riunitasi il 5 luglio 2008, si inizierà con la realizzazione dell’opera di Christian Frosi dal titolo OSSERVATORIO SHOEMAKER - LEVY nell’area archeologica Orto della Regina, Monte La Frascara, a cui si vorrebbe far seguire la costruzione degli altri progetti presentati o di altri che potranno nascere da nuove commissioni pubbliche.

I quattro progetti elaborati in questa prima fase presentano una particolare sensibilità verso gli obiettivi indicati dal concorso: capacità di lettura del territorio, interesse per i temi di carattere ambientale, economico, sociale e politico, riflessione sulla funzione delle opere permanenti e site-specific, con particolare attenzione alle tematiche dell’arte pubblica e partecipata, propensione verso discipline quali l’urbanistica, l’architettura e il design.

Si confida che le opere così concepite possano diventare un’opportunità di sviluppo del territorio e dello spazio naturale del parco e che gli artisti invitati, attraverso la rilettura del territorio, possano prefigurare nuove situazioni e trasformazioni, ridisegnando spazi e modelli culturali, con particolare attenzione alla qualità dell’ambiente e alle sue connessioni con gli aspetti sociali ed economici.

Questa manifestazione, pertanto, si pone non solo come un evento d’arte contemporanea, ma soprattutto come la possibilità di verifica in situ di un processo creativo che vede l’intima connessione tra opera d’arte e sito che la ospita, la giustifica e la determina nei contenuti e nella forma.

Gli artisti e le installazioni

OSSERVATORIO SHOEMAKER – LEVY
CHRISTIAN FROSI nasce nel 1973 a Milano dove vive e lavora.
Per il suo intervento nel Parco ha scelto di costruire un punto di osservazione per appassionati di astronomia, astrofili e curiosi. L’osservatorio a vista è dedicato a David Levy e agli astronomi Carolyn e Eugene Shoemaker che nel Luglio del 1994, riuscirono ad osservare una cometa che in seguito si frammentò, colpendo in diversi punti la superficie di Giove. L'impatto, seguito dagli osservatori astronomici più avanzati di tutto il mondo, è considerato uno degli eventi più spettacolari e importanti nella storia dell'astronomia recente. Percepire la luce degli astri significa anche percepire il tempo da cui quella luce è scaturita, è per questo motivo che l’artista ha scelto come luogo di realizzazione il recinto megalitico di monte Frascara denominato in età medioevale Orto della Regina, immerso in una folta vegetazione, costituita da castagneto a bosco ceduo. Il sito è stato scelto dall’artista dopo essersi consultato durante il periodo della sua residenza con il locale gruppo degli Astrofili di Sessa Aurunca.
La forma dell’Osservatorio nasce da suggestioni legate alla formazione dei crateri e si staglierà regolare e minimale nella radura; la superficie leggermente inclinata verrà utilizzata come seduta di giorno, mentre di notte, sdraiandocisi, si avrà la perfetta inclinazione da cui osservare comodamente il cielo stellato.

MONUMENTO ALLE VELE DI SCAMPIA
CYPRIEN GAILLARD nasce nel 1980 a Parigi dove vive e lavora.
Il suo progetto prevede la realizzazione di un monumento alla Vele di Scampia riciclando le macerie accumulate attraverso la loro demolizione e realizzando una sorta di moderna rovina all’interno del Parco. Una scultura a forma di piramide, la struttura naturale che un edificio prende quando viene demolito, che costituirà una speciale attrazione, una follia architettonica, un monumento e allo stesso tempo, un intervento di land art.

ALTERED LIGHT
TUE GREENFORT nasce nel 1973 ad Holbäk in Danimarca, vive e lavora a Berlino. Il suo intervento nel Parco richiama l’attenzione sul paradosso di efficienza tecnologica e assurdità politica utilizzando come simbolo e punto di partenza lo stabilimento nucleare dismesso. Con una serie di pannelli ad energia solare ed un sistema a batteria, l’artista intende accumulare l’energia sufficiente ad alimentare i fari che andrebbero posizionati attorno allo stabilimento, la luce diventa la chiave di lettura del problema dell’energia elettrica, della sua produzione e del suo consumo.

ROCCAMONFINASHIRE
Il GRUPPO A12 nasce a Genova nel 1993 e dal 1998 ha sede a Milano.
La loro proposta ha l’obiettivo di dare una valore aggiuntivo condiviso al territorio e si basa sulla capacità di innescare meccanismi di richiamo e di attrazione tipici della comunicazione turistica, nei confronti di particolari aree geografiche e specifiche località, attraverso fenomeni di passaparola e reti di relazioni estese ad ambiti internazionali. L’idea è quella di strutturare un immobile all’interno del Parco e di trasformarlo in sede per interventi d’arte contemporanea e in casa per le vacanze dove ospitare amici e conoscenti che una volta apprezzate le bellezze del luogo siano interessati a tornare a ripetere la stessa esperienza acquistando un immobile.

Il Parco Regionale Roccamonfina-Foce Garigliano
Il Parco Regionale Roccamonfina-Foce Garigliano, situato nel cuore della Regione Campania, si estende per circa 9.000 ettari, tra i  territori del basso Lazio, del Molise e dell’area urbana di Caserta. Comprende i comuni di Sessa Aurunca, Teano e cinque centri della Comunità Montana “Monte Santa Croce”: Roccamonfina, Galluccio, Conca della Campania, Marzano Appio e Tora e Piccilli.

Il Parco è sovrastato, come per proteggerlo, dall’apparato vulcanico del Roccamonfina, più antico del Vesuvio, di cui ricorda forma e maestosità. Lo sviluppo rigoglioso del castagno è stato favorito, nel tempo, dalla composizione mineralogica dei suoli lavici del Roccamonfina, ottimale per le esigenze nutrizionali di questa specie.

Il Parco Regionale Roccamonfina-Foce Garigliano è una terra di grande ospitalità e di storia, che offre ai suoi visitatori una natura rigogliosa ed incontaminata, che si rispecchia nei visi della gente e nei luoghi ricchi di arte, archeologia e tradizioni.

“QUALE OPERA PER IL PARCO?”
di Marcello Smarrelli, Direttore Artistico

Rispondere alla richiesta del bando indetto dalla Regione Campania per il concorso finalizzato alla progettazione e alla realizzazione di opere d’arte contemporanea nel Parco Regionale Roccamonfina-Foce Garigliano, è stata un'importante occasione per riflettere sulle modalità d’azione degli artisti invitati
a intervenire sul paesaggio e progettare opere permanenti destinate agli spazi pubblici. Equidistante tra Roma e Napoli, il territorio del parco costituisce quasi uno stato cuscinetto tra le due città catalizzatrici dei maggiori interessi politici, economici, sociali e culturali del centro sud.
Un ambiente caratterizzato dal delicato equilibrio tra elementi naturali e presenza umana, scenari paesaggistici e agglomerati urbani, arte e natura.

L’area del parco è caratterizza da innumerevoli tipologie di paesaggio, scenari diversi e inusuali che ne fanno un perfetto laboratorio di sperimentazione per varie modalità di interventi artistici site-specific.
Il continuo riemergere nella critica attuale di termini quali site-determined, site-conscious, site-related, come mutazioni del termine originario di site-specific è il segnale evidente che il lavoro di molti artisti torna a rivolgersi alle teorie emerse negli ultimi anni sessanta e nei primi anni settanta, a pratiche che si ricollegano
direttamente al clima anti-idealistico e anticommerciale caratteristico di quel periodo, in cui apparvero teorie artistiche molto radicali.
Alcune di queste consideravano il luogo come intimamente e indissolubilmente legato alla presentazione e alla fruizione dell’opera d’arte che per quel sito era stata specificatamente progettata. Richard Serra è stato tra i protagonisti principali di questa tendenza con un episodio che diede il via a una serie di dibattiti sul ruolo e la funzione dell’arte negli spazi pubblici. Nel 1981 Serra realizzò l'opera Tilted Arc, un muro in acciaio leggermente curvato alto 3,50 m e lungo 36 m che tagliava in due la Federal Plaza a New York. L’opera, finanziata pubblicamente, suscitò enormi controversie e una serie infinita di discussioni che si conclusero con un’assemblea cittadina che votò per il suo trasferimento. Serra protestò sostenendo che l’opera era stata ideata per quel determinato sito e non poteva essere ricollocata altrove senza perdere la sua ragione e il suo significato.

Il 15 marzo del 1989 l'opera fu smantellata dagli operai inviati dal governo federale e per volontà dell’artista, distrutta. La radicale presa di posizione delle parti in causa evidenzia il rinnovato ruolo che l’arte assume come questione pubblica legata alla vita quotidiana e costringe ad un ripensamento dell’idea classica legata alla funzione monumentale e celebrativa degli interventi artistici nelle aree urbane. Il desiderio crescente delle amministrazioni di dotare gli spazi
pubblici di opere d’arte apriva nuovi scenari agli artisti, alcuni dei quali avevano ricominciato a uscire dai limiti degli spazi chiusi di atelier e gallerie, grazie all’esperienza straordinaria della Land Art. Nata negli Stati Uniti tra gli anni sessanta e settanta come esperienza creativa nell’ambito dell’arte concettuale, deve il suo nome a Gerry Schum, autore di un video che documentava le azioni di modificazione del paesaggio condotte da artisti come Richard Long, Barry Flanagan, Robert Smithson, Dennis Oppenheim, Walter De Maria, Christo, mediante interventi temporanei e l’uso di materiali naturali.

In questi interventi gli artisti vedevano un’opportunità per definire attivamente la relazione tra l’uomo, la natura, lo spazio e il tempo, in una dimensione più diretta e lontana dell’astrazione intellettuale tipica dell’arte concettuale.
L’interesse sempre maggiore per gli interventi artistici negli spazi urbani e nel paesaggio ha portato a rimeditare sempre più approfonditamente il concetto di site-specific. Nessuno considera più lo spazio dell’opera d’arte come un’identità neutra, neanche quando si tratta di interventi realizzati per musei o gallerie.

Lo spazio è diventato parte integrante dell’opera contribuendo a determinarne la ragione, la forma e il significato.
Si vivifica così quel legame ineludibile tra opera e spazio che era stato tipico del modo di progettare degli artisti appartenenti alla tradizione classica, spezzato dalle avanguardie artistiche del Novecento attraverso i loro violenti e comprensibili attacchi a ogni forma di passatismo e, successivamente, dal desiderio delle generazioni degli artisti del dopoguerra di allontanarsi dalla funzione monumentale e celebrativa che fu caratteristica dei regimi totalitari. È comprensibile come una nuova visione in grande scala degli interventi nello spazio pubblico e nel paesaggio, fosse possibile solo in un paese a spiccata tendenza democratica come gli Stati Uniti. Studiare il luogo in cui l’opera dovrà essere progettata, con tutte le sue complesse implicazioni morfologiche, storiche, filosofiche ed economiche, è tornato ad essere il punto di partenza per la progettazione di un’opera d’arte permanente destinata a un sito pubblico, comprendendo in questa accezione non solo gli spazi urbani, ma anche il paesaggio. La lettura di un territorio multiforme come quello del Parco Regionale Roccamonfina-Foce Garigliano, dove storia, natura, cultura, tradizioni, politica, economia si mescolano in modo spesso inestricabile, rendeva necessario un periodo di permanenza degli artisti invitati a realizzare un progetto affinché ne potessero cogliere tutta la complessità.

Seguendo queste considerazioni sono stati chiamati Christian Frosi, Cyprien Gaillard, Tue Greenfort e il Gruppo A12 a partecipare al concorso di idee per il nascente parco d’arte contemporanea. Questi artisti sono stati scelti per la spiccata attitudine progettuale presente nelle loro opere, per la capacità di leggere e intervenire nel territorio mostrata nei loro lavori, per l’interesse nei confronti di temi socio-politici e l’attenzione specifica per discipline quali l’urbanistica, l’architettura e il design.
Agli artisti è stato espressamente richiesto che l’intervento proposto prendesse le distanze da una visione di tipo monumentale o celebrativa, che fosse il meno invasivo possibile e lontano dall’idea di drop sculpture, di un tipo di scultura o di installazione realizzata nel proprio studio senza tenere conto del luogo e delle implicazioni estetiche ad esso connesse, precipitata senza alcuna logica nel territorio. Il periodo di permanenza degli artisti nel parco è stato determinante e ha permesso di realizzare le condizioni necessarie ad attivare uno sguardo capace di collocarsi nel punto d'intersezione tra sensibilità individuale e collettiva, di recepire e promuovere la domanda continua e crescente di qualità della vita, di misurarsi con la continua alternanza di spazi urbani, storicoartistici e naturalistici caratteristici del parco, di sviluppare tematiche e proposte attinenti la sfera pubblica, di misurarsi con il paesaggio. Solo un’opera elaborata attraverso questo processo poteva aspirare a divenire una reale opportunità di crescita per un territorio così complesso, in continua e rapida trasformazione.

I progetti proposti prendono decisamente le distanze da un’idea tradizionale di intervento artistico-monumentale e da qualsiasi logica di carattere celebrativo. Gli artisti hanno lavorato in stretta relazione con gli ambiti in cui le opere realizzate sarebbero state destinate, consultando le pubbliche amministrazioni, le associazioni locali, i cittadini. Il riferimento comune a tutte le loro proposte è stata la realtà contemporanea e i possibili scenari del futuro, l’interesse per aree diverse del territorio caratterizzate da tensioni o da tematiche legate all’identità, all'abitare, alla comunità, all'integrazione, allo sviluppo sostenibile, prefigurando nuove situazioni e trasformazioni, ridisegnando spazi e modelli di vita, con l’attenzione rivolta alla qualità dell’ambiente e alla convivenza sociale.
Le riflessioni scaturite dai progetti presentati contribuiscono, nei modi propri della poetica di ogni artista, a rinsaldare i legami con il territorio, ad attivare negli abitanti e nelle istituzioni un senso maggiore di consapevolezza rivolto a stimolare processi di riappropriazione, riqualificazione e valorizzazione degli spazi.

Si è evidenziato ancora una volta come il successo di queste iniziative è possibile solo se dall’altra parte si hanno come interlocutori enti e amministrazioni pubbliche interessate a reali strategie di sviluppo territoriale.
Per il suo intervento nel parco, Christian Frosi ha scelto di costruire un punto di osservazione per appassionati di astronomia, astrofili e curiosi. L’osservatorio a vista è dedicato a David Levy e agli astronomi Carolyn e Eugene Shoemaker che nel luglio del 1994 riuscirono a osservare una cometa che in seguito si frantumò,
colpendo in diversi punti la superficie di Giove. L'impatto, seguito dagli osservatori astronomici più avanzati di tutto il mondo, è considerato come uno degli eventi più spettacolari e importanti nella storia dell'astronomia recente.
Percepire la luce degli astri significa anche percepire il tempo da cui quella luce è scaturita. La forma dell’osservatorio nasce da suggestioni legate alla presenza del vulcano nel parco e alla formazione dei crateri e si staglierà regolare e minimale, la sua superficie leggermente inclinata verrà utilizzata come seduta di giorno, mentre di notte, sdraiandocisi, si avrà la perfetta inclinazione da cui osservare comodamente il cielo stellato.

Il sito dove sarà realizzata l’opera è stato scelto dall’artista dopo essersi consultato con il locale gruppo degli Astrofili di Sessa Aurunca. L’intervento proposto da Tue Greenfort dal titolo Altered Light richiama l’attenzione sul paradosso di efficienza tecnologica e assurdità politica utilizzando come simbolo e punto di partenza lo stabilimento nucleare dismesso Alto Lazio. Con una serie di
pannelli a energia solare e un sistema a batteria, l’artista intende accumulare l’energia sufficiente ad alimentare i fari che andrebbero posizionati attorno allo stabilimento per illuminarlo come fosse un monumento, un cenotafio. La luce diventa la chiave di lettura del problema dell’energia elettrica, della sua produzione e del suo consumo. Il Monumento alle Vele di Scampia, progettato da
Cyprien Gaillard, prevede la costruzione di una piramide realizzata riciclando le macerie accumulate attraverso la demolizione di quei famigerati edifici, realizzando così una moderna rovina all’interno del parco.
Una scultura piramidale, la forma naturale che un edificio prende quando viene demolito, costituirà una speciale attrazione, una follia architettonica, un monumento e allo stesso tempo un intervento di Land Art.

La proposta del Gruppo A12, Roccamonfinashire, ha l’obiettivo di dare un valore aggiunto condiviso al territorio e si basa sulla capacità di innescare meccanismi di richiamo e di attrazione tipici della comunicazione turistica, nei confronti di particolari aree geografiche o specifiche località, attraverso fenomeni di passaparola e reti di relazioni estese ad ambiti internazionali.
L’idea è quella di ristrutturare un immobile all’interno del parco e di trasformarlo in sede per interventi d’arte contemporanea e in casa per le vacanze dove ospitare amici e conoscenti che, una volta apprezzate le bellezze del luogo, possano essere interessati a tornare e a ripetere l'esperienza acquistando una loro abitazione.
L’intenzione, attraverso la realizzazione di queste e altre opere future, è di costruire un ipotetico itinerario che trasformi la visita nel parco in un’esperienza unica, in cui lo spettatore sia indotto ad abbandonare la dimensione urbana per un ideale ritorno alla terra, per un atto di riappropriazione dello spazio, una passeggiata attraverso scenari resi surreali dalla presenza delle opere e dalla bellezza del paesaggio salvato dalla rovina in cui versa il territorio circostante, un monito, una speranza, a pochi chilometri dalla città divenuta il simbolo della bellezza e della decadenza dell’Italia.

“L’ARTE DOVE NON C’E”
di Pippo Ciorra, Presidente di Giuria

Il “progetto Roccamonfina” si segnala, nel mondo sovraffollato delle iniziative artistiche in Italia, perché rivela alcuni caratteri interessanti ed è frutto di scelte coraggiose e radicali. Vale quindi la pena approfondire alcuni dei temi che affronta. Il primo e più radicale ha a che fare con la decisione di proporre e portare avanti un progetto artistico per un parco e un sito come quello di Roccamonfina, finora una “riserva naturale” decisamente integra e molto marginale rispetto ai flussi turistici, quasi sconosciuta. Arte e Natura nel Parco porta l’arte dove non c’è! Nell’ambito di una riflessione sul modo in cui la doppia centralità ambiente/turismo dovrà occupare i nostri pensieri sul futuro del paese e dell’Europa, chi ha progettato il concorso per Roccamonfina rivela quindi di aver compreso a fondo il ruolo di infrastruttura culturale che l’arte (più o meno “pubblica”) può e deve svolgere in questi territori. L’arte è infatti in grado di identificare proprio quel “linguaggio” necessario ad allargare e indirizzare la platea dei potenziali turisti verso un approccio consapevole e una modalità di fruizione “sostenibile”.

La seconda questione, interconnessa e governata dalla prima, si muove invece dentro le problematiche del turismo in stile 3° millennio e rivela la coscienza della necessità di integrare i flussi costieri con la capacità di rendere accessibile e attrattiva anche l’Italia collinare e montana spesso attraente e ricca di asset storico-artistico-paesistici quanto e più delle coste e delle città.
Si tratta ovviamente di un processo già molto avanzato nell’Italia settentrionale e centrale (i grandi parchi alpini e appenninici), che è urgente cominciare ad estendere ai siti più meridionali. L’evento/intervento proposto per Roccamonfina si muove in modo deciso ed esplicito in questa direzione, sceglie un luogo di grande qualità storico-ambientale, individua nell’arte il dispositivo capace di moltiplicare il suo valore e connetterlo al mondo, propone un genere di intervento fortemente indirizzato verso il progetto di land(scape) art, capace di tenere insieme e far dialogare i valori storici e potenziali del luogo: la memoria, la natura, il paesaggio, l’identità di un parco i riflessi delle culture tecnologiche e urbane che si trovano “a valle”.

La terza e più specifica questione è quella che riguarda l’idea di intervento artistico che emerge dall’impostazione del concorso da parte del suo direttore artistico . I connotati sono evidenti, Marcello Smarrelli lascia agli artisti invitati completa libertà sulla natura fisica e/o concettuale dell’opera. Al concorso si può partecipare con un’installazione in senso più o meno letterale (come Tue Greenfort), con un atto concettuale e comportamentale (come il Gruppo A12), con interventi sul paesaggio (Christian Frosi) o con progetti che integrano linguaggi e gesti diversi (come nel caso di Cyprien Gaillard). L’unica richiesta per gli autori, ma chiara e stringente, è quella di rivolgersi al paesaggio fisico e culturale del luogo e di farlo con la stessa attitudine con la quale si accingerebbero ad un intervento di arte pubblica in uno spazio urbano. Si cerca insomma un dialogo immediato e forte tra arte e paesaggio, si identifica nell’arte una forma di progetto “sostenibile”, si chiarifica che lo scenario per le azioni site-specific degli artisti non può e non deve limitarsi ai soli paesaggi urbani, ma deve andare ad agire nei molteplici luoghi e molteplici paesaggi là dove il turismo sposterà la frontiera dell’identità europea e globale nei prossimi decenni.

La risposta di tutti gli artisti invitati è stata di altissima qualità e ha costretto la giuria a un lavoro difficile e ingrato. Tutti gli artisti hanno dedicato tempo e fatica alla conoscenza del luogo. Tutti hanno compreso le esigenze del progetto. Ognuno di loro ha “scoperto” qualcosa di interessante che il bando e la presentazione del concorso non aveva pensato di includere nei materiali di base. Il progetto del Gruppo A12 si è distinto, come al solito, per semplicità, intelligenza e chiarezza. Ha il difetto apparente di non lasciare all’inizio una traccia fisica sul luogo, ma lo compensa con la capacità di crescere e radicarsi nel tempo e con il richiamo ironico e smaliziato alle regole di una imperante media-art. Il progetto di Frosi è quello che prende più alla lettera le richieste del bando, cercando una connessione diretta tra il tempo e lo spazio del luogo prescelto. Compensa l’articolazione sofisticata dei significati con la chiarezza dell’intervento realmente proposto, diretto proprio allo spazio fisico reale del parco e mette i valori del paesaggio, nella loro accezione più completa, al centro della ricerca.

La proposta di Cyprien Gaillard, incentrata sul contrasto tra il parco e le Vele di Scampia, ha una forza e una linearità incredibili, evoca temi cruciali - come l’immagine del modernoitaliano da consegnare alla storia - ma è talmente forte e
dominante il discorso sull’architettura e sulla città delle Vele che rischia di adombrare il legame con il parco. Proiettato sul territorio tra Roccamonfina e il mare, Greenfort fa invece un scoperta sensazionale, quando vede la silohuette sferica della vecchia centrale nucleare del Garigliano, dismessa dal 1984.

Per l’artista è una rivelazione, uno squarcio sulla storia di un luogo, uno spunto per riflettere sulle contraddizioni di una società e di una classe dirigente. Anche in questo caso il legame con il luogo-Roccamonfina è interpretato in modo libero, ma la forza della proposta è notevolissima e la sua chiarezza concettuale molto convincente. La giuria, come dicevamo, ha faticato a decidere e alla fine ha scelto il progetto di Frosi per la sua forza profonda e legata al tempo, per la sua capacità di interpretare in modo diretto e coerente tutti le indicazioni del brief. Ma la giuria ha inoltre affermato che anche gli altri progettipresentati meriterebbero il premio e la realizzazione, ha quindi invitato i committenti a realizzare ora il progetto di Christian Frosi, ma di non rinunciare all’idea di portare a compimento, col tempo, anche gli altri progetti.

Immagine: Foto del modello di studio - scala 1:5 Osservatorio Shoemaker-Levy di Christian Frosi

INFO: http://www.parcodiroccamonfina.it
Ufficio stampa Civita,
Barbara Izzo Tel. 06 692050220 348.8535647 izzo@civita.it
Arianna Diana Tel. 06 692050258 diana@civita.it

Inaugurazione sabato 7 febbraio 2009 dalle 10

Parco Regionale Roccamonfina Foce Garigliano – Caserta
Orto della Regina, Roccamonfina (CE)

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Christian Frosi
dal 6/2/2009 al 6/2/2009

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