RAM radioartemobile
Roma
via Conte Verde, 15
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Camere #6
dal 30/5/2008 al 30/7/2008
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Segnalato da

Zerynthia




 
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30/5/2008

Camere #6

RAM radioartemobile, Roma

Nuovo step del progetto che nasce dall'incontro e dalla combinazione inedita di diverse visioni artistiche internazionali. Il curatore Jan Hoet ha chiamato Jimmie Durham, Luca Maria Patella, ManfreDu Schu, ognuno dei quali, nel rispetto della propria autonomia di ricerca e di pensiero, propone una nuova installazione. La messa in scena diventa l'essere privato dell'artista.


comunicato stampa

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Sabato 31 maggio 2008 alle ore 19.00, RAM radioartemobile è lieta di presentare la mostra Camere #6, nuovo step del progetto "Camere" che dall’incontro e dalla combinazione inediti di diverse visioni artistiche internazionali, intende attivare nuovi processi di comunicazione e di comunicabilità dell’esperienza artistica.

La sesta edizione di Camere si avvale dell’autorevole contributo curatoriale di Jan Hoet, il Direttore artistico del MARTa Museum di Herford (Germania) nonché protagonista di iniziative memorabili, quale Documenta IX di cui fu Direttore e la mostra "Chambres d'Amis" del 1986 con la quale chiamò settanta abitanti della città fiamminga di Gand ad aprire il loro spazio privato ad un’istallazione d’arte, annullando così il limite fra arte e vita quotidiana.

Negli spazi di RAM radioartemobile, Jan Hoet ha chiamato all’intervento tre protagonisti del panorama artistico internazionale, Jimmie Durham, Luca Maria Patella, ManfreDu Schu, ognuno dei quali, nel rispetto della propria autonomia di ricerca e di pensiero, propone un’inedita installazione.

L’arte di Jimmie Durham (Arkansas, USA, 1940) fonda le proprie radici nella cultura cherokee, impiegata per decostruire gli stereotipi e i pregiudizi della cultura occidentale, legata a strutture coloniali. La sua ricerca si spinge a esplorare la relazione fra forme e concetti, includendo la capacità delle parole di evocare alla memoria immagini e il potere delle immagini di trasmettere idee. Nel lavoro di Durham le idee vengono stimolate attraverso la giustapposizione e modificazione di una cosa nell’altra. Nascono allora assemblage, installazioni e oggetti che mirano al superamento della pura visibilità in favore di uno spazio concettuale che provoca il continuo slittamento dei significati.

Da metà degli anni Sessanta, Luca Maria Patella (Roma, Italia, 1934) conduce una ricerca analitica su ogni sistema di conoscenza attraverso una pluralità di mezzi e di linguaggi. La sua analisi si caratterizza soprattutto per la valenza psichica, mentale e culturale del proprio approccio. In mostra presenta “gli Arnolfini cosmici ri guardano RAM / MAR”: due grandi tele fotografiche incorniciate in tondi d’oro raffigurano l’artista e la compagna a Madmountain, la loro casa-studio di Montepulciano. Nella sua opera si crea un effetto tautologico in cui l'artista scopre un universo dentro un altro universo.

Tutta l’opera di ManfreDu Schu (Vienna, Austria, 1956) affonda le proprie radici nella polivalenza del vivente da cui muove per la creazione di nuove scene sperimentali. La complessità della propria ricerca si esprime attraverso una varietà di mezzi di presentazione: pittura, scultura, suono, installazione, azioni, performances. Accanto alle sue decostruzioni fa uso di testo, di parole e vocaboli in cui appare una sicura attitudine dadaista. E' come se fossero rituali arcaici e una narrazione dell'assurdo.

In questa mostra - scrive Jan Hoet nel testo di presentazione Teatralità Nomade - possiamo parlare di una combinazione di riferimenti dove la messa in scena diventa l'essere privato dell'artista. Dove si può manifestare meglio questa dimensione privata se non a RAM radioartemobile, in cui ogni artista possiede uno suo specifico spazio privato? Dove il visitatore crea un rapporto speciale con lo spazio privato e lo interpreta come il piedistallo dell'opera e perciò lo spettatore si identifica con l'esperienza personale di casa. Sono esperienze dirette in relazione allo spazio e alla sua vita.

In occasione della mostra RAM radioartemobile registrerà un dibattito tra Jan Hoet e gli artisti che sarà disponibile nel nostro archivio

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CAMERE #6
Jimmie Durham, Luca Maria Patella, ManfreDu Schu

Teatralità Nomade

During the whole of modernism and well beyond, art was a straightforward, self-referential procedure in which both the artist and the spectator focused on the autonomy of art. The artwork was linked to the development of art in a causal way. In the meantime, particularly from the 1970s, there were major changes in the concept of art and its processes. From that moment, the artist would take a position on art in relation to its context; Guillaume Bijl, for example, on the conceptualization of situation, or Walter De Maria on the negation of space. Other artists rebelled against the institution and against the authority of the museum. The importance given to context thus became a reaction against the institution itself, a deconstruction in which the boundaries between public and private were called into question.
During postmodernism we have seen artists bringing their inspiration ever further into new reaches. In addition to art history and its context, the artist becomes interested in politics, sociology, philosophy and psychology, while constantly addressing the contrast between art and life. From this contrast, the artist’s experimental venture aims to arrive at a process of identification, in which art is always determined by his tendencies. A fundamental role is played here by the sphere of the theater, which presents the artist with renewed inspiration - the utter necessity to define himself as work of art, or to search for a choreographed scene inside the space.
For this exhibition we may cite a combination of references whose staging becomes the individual actuality of the artist. And where better than at RAM radioartemobile, where each artist has his own specific and personal space, can this individual dimension be shown to its best advantage? Here the viewer establishes a special rapport with the artist's individual space and interprets it as the pedestal on which the work rests; he identifies with it in a personal, domestic response, as a direct experience relating to his own space and life.
We may view this exhibition as the bringing together of three individual identities to be interpreted as contextualized works, which become models of art as communication, stimulating our own capacity for communication while offering diverse meanings of art as representation.
Nowadays we are constantly confronted with a dualistic world, but in an artwork meanings are diverse and various, and are always representation and never response. For example, ManfreDu Schu, in conjunction with his deconstructions, makes use of text, words, and terms in which a well-defined Dadaistic tendency is revealed. And as though they were archaic rituals and narratives of the absurd, like a shattered vase where each shard evokes the harmony of the whole, some are structural and some are incomprehensible. With Jimmie Durham we are confronted with the juxtaposition of a subjective and an objective vision in which humor and gravity engage in a dialogue. His work establishes connections between conceptions of the prototypical - Eureka and the egg of Colombus. In the simple object, Durham finds a whole and complex universe. In Luca Maria Patella's work everything becomes a ready-made; indeed, by virtue of its mirror-like character, we might define it as a mutual ready-made. A tautological effect is created in the work, in which the artist discovers one universe within another.
Jan Hoet
Herford, May 2008

Translation: Melinda Mele

Opening 31 maggio 2008 ore 19:00

RAM radioartemobile
Via Conte Verde 15, Roma

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