Libreria Archivi del '900
Milano
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Scripta Manent
dal 11/4/2007 al 25/4/2007

Segnalato da

Apollo e Dioniso




 
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11/4/2007

Scripta Manent

Libreria Archivi del '900, Milano

Tutte le opere in mostra muovono dalla parola, parola come "segno" o parola di matrice letteraria, che non e' solo all'origine della creazione artistica, in quanto fonte d'ispirazione, ma che la attraversa divenendone elemento costitutivo.


comunicato stampa

Collettiva

A cura di: Virgilio Patarini

Tutte le opere selezionate per questa mostra muovono, in un modo o in un altro, dalla "parola": una parola come "segno" o una parola di matrice letteraria che non solo sta a monte della creazione artistica, in quanto fonte d'ispirazione, ma che addirittura l'attraversa diventandone parte, elemento costitutivo, compositivo. Il segno o la citazione letteraria divengono "letteralmente" segno pittorico.

Anche se in ciascun artista selezionato con modalità differenti. Nelle opere di Cuman si evocano scritture inventate di vago sapore arcano, in quelle di Profeta si ingrandiscono a dismisura i puntini del linguaggio Brail (vedi l'opera "Luce") o si recuperano frammenti di scritte su vecchi sacchi alla Burri. In Corsetti la citazione è per lo più pulita: un "virgolettato" in inglese (tratto da "La terra desolata" di T. S. Eliott nella maggior parte delle opere qui selezionate) riportato fedelmente su delle striscioline di carta nella bella calligrafia di eleganti caratteri di stampa che simulano il corsivo. Tali "striscioline" si insinuano nella composizione e partecipano alla strutturazione dell'opera insieme ad un ricco e variegato armamentario di oggetti applicati d'ispirazione pseudo-pop-new-dada degno di un rigattiere d'altri tempi (o di un bizzarro collezionista).

Nel caso delle opere di Patarini, invece, si tratta di frammenti strappati, incompleti, cancellati, solo parzialmente ricomposti (e quindi solo parzialmente leggibili, riconoscibili), scritti in greco, in latino, in arabo, nell'italiano rovesciato di Leonardo Da Vinci: brandelli di un antico sapere fatto a pezzi e dimenticato, cancellato dalle elisioni, dalle elusioni del tempo. Anche in Ester Negretti la parola è citata per frammenti: brandelli di parole che affiorano sotto una stratificazione di materiali che evocano vecchi muri scrostati.

In Boscolo le figure si sovrappongono ad una fitta trama narrativa che richiama il manoscritto medioevale. Per quanto riguarda la produzione di Stiletto, da sempre dedicata alla scrittura nelle sue infinite possibili declinazioni, colpisce una sorta di scrittura automatica che utilizza segni inventati simili a rune o geroglifici e che si alterna a bozzetti di disegni di natura apparentemente scientifica.

In Valentina Carrera frammenti di libri o altri reperti scritti vengono inglobati nell'assemblaggio di vari materiali dal sapore arcaico e colore che caratterizza le rispettive opere pittoriche e scultoree informali.

Tanto è articolata e "controllata" la composizione nelle opere di Corsetti, Cuman, Boscolo, Stiletto e Profeta con un ricco reticolo di segni e oggetti dalla valenza simbolica, quanto sembra casuale, affastellata e incontrollata l'impaginazione delle opere di Carrera, Patarini e Negretti: più simile ad un sito archeologico nel bel mezzo degli scavi che all'ordinata teca di un collezionista di antichità. In Patarini, Pennacchio e Negretti ampio spazio viene lasciato al Caso: affinchè il principio di indeterminazione informi la materia espressa e sia più libero il flusso delle coscienze nel gioco delle interpretazioni.

E' palese come i "padri spirituali" di tutti costoro siano gli artisti della cosiddetta (impropriamente) "Poesia visiva" come Emilio Isgrò o, per altri versi, Mimmo Rotella. Anche se Corsetti denota debiti anche con Duchamp e certuni dadaisti. E molti (Patarini, Carrera, Profeta e Negretti) con Burri e l'Arte Povera. Ma certo tali retaggi risultano contaminati e riletti in una vulgata di matrice "post-moderna".
Virgilio Patarini

Catalogo Apollo e Dioniso Edizioni

Inaugurazione: giovedi' 12 aprile 2007 alle 19,30

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