Attraversare le contingenze allargando le prospettive

17/10/2009
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Il vero de Il falso Oreste



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Cos’è stato il Falso Oreste, l’appuntamento tenutosi il 10 giugno 2009 a Bologna? Com’è nato? Che cosa ne sarà?

Occorre, innanzitutto, fare una premessa sul titolo dato all’incontro - Il Falso Oreste - un po’ ambiguo e, forse, ingenuamente sottovalutato. Il primo riferimento è chiaramente al titolo di un noto progetto artistico: Oreste, che ha avuto vita dal 1997 al 2001; naturalmente perché i relatori invitati per l’occasione ne sono stati i promotori.

L’intenzione non è stata quella di storicizzare né celebrare l’iniziativa originaria ma, semplicemente, di ripensare al significato e alla natura di un’esperienza di tal genere, cioè ad una modalità comunitaria e condivisa di fare arte; discutere l’opportunità di eventuali nuovi paradigmi di socializzazione come dinamiche di lavoro; nonché la possibilità di instaurare inedite reti di connessioni tra gli operatori del settore, per uscire dai limiti angusti e autistici dell’individualità.

In questo senso, il nome Oreste è stato preceduto dall’aggettivo "falso", solitamente utilizzato con una connotazione negativa e, in questo caso, spiazzante.
Ciò che si è voluto sottolineare con tale attributo è stata la necessità di indagare il vero. Il termine Falso, infatti, riflette i bagliori di una situazione inquietante dal punto di vista sociale, politico, formativo ed educativo; un’oggettività molto spesso falsata e stereotipata in tutte le sue peculiarità, votata e fagocitata fino allo spasmo dal culto delle immagini dal sex appeal esplosivo, extrapatinate e curate fino al minimo dettaglio ma effimere e prive di consistenza.

Ed ecco che oggi, anche in ambito culturale, affinché tutto risponda ad un certo canone e risulti depurato da possibili ingerenze, si agisce con qualsiasi mezzo a disposizione per estirparne i "nei": quelle anomalie, quei difetti che fanno la differenza, che creano e connotano la bellezza di identità reali.
Il Falso Oreste è nato da un sentire comune di un gruppo di individui, di cittadini prima e operatori culturali poi, portatori ciascuno di una propria specificità, desiderosi di riflettere su alcune problematiche inerenti al nostro apparato artistico - culturale, spesso stritolato e compresso da onnivore logiche di potere e di mercato. Gli unici due tratti costitutivi dell’intera iniziativa sono stati: la volontà di impegnarsi e confrontarsi su certe tematiche; e il concetto di dono, sia esso materiale o immateriale.

Ripensando al 10 Giugno, si può dire che per l’occasione è stata scelta una location inusuale, il Cassero, non è stata prevista una scaletta per scandire i vari momenti della giornata di dibattito, non un mediatore designato per regolare i tempi e i temi degli interventi e non ci sono state tante altre cose; ma quel giorno, a Bologna, c’è stato un crescendo di calda energia, divenuta tangibile nella consapevolezza di una comune volontà e necessità di agire insieme.
Un incontro dai contorni fluidi ed espansi, quindi, affrancato da linee guida stabilite che si sono delineate solo in corso d’opera, in maniera del tutto spontanea ed estemporanea; un alternarsi di artisti, critici, curatori, rappresentanti di associazioni, studenti, persone di diverse generazioni e provenienti da varie città; singoli interessati e motivati a supportare, anche solo con la propria presenza, il tentativo di turbolenza sulla calma piatta italiana.

Il Falso Oreste è stato un registratore neutrale di racconti, di riflessioni, di spunti, proposte ma anche di rabbia, frustrazioni, senso di insoddisfazione e smarrimento. È stato un’esperienza che si è nutrita di esperienze.
È stato soprattutto il concetto di dono che ha fatto da motore all’intera giornata: pane, pasta, torte, marmellata, lettere e parole che ognuno dei partecipanti ha offerto e condiviso con gli altri.
È proprio in seno a questo contesto che il collettivo torinese a.titolo ha presentato - per la prima volta - e maturato nel corso di questi mesi, la proposta di stilare una lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e ai Ministri della Cultura e dell’Istruzione, in merito alle modalità di incarico dei ruoli direttivi e curatoriali di esposizioni nazionali che hanno come scopo e missione quello di rappresentare lo stato della cultura visiva contemporanea del Paese. Dopo Il Falso Oreste, questa è una prima vera azione.

Rita Correddu e Alice Militello, curatrici, Associazione artepubblica, Bologna

* Si ricorda che Il Falso Oreste è stato uno degli ultimi "Appuntamenti di Arte Pubblica" del progetto Gap – a cura di Gino Gianuizzi – che si sono svolti dal mese di marzo al mese di giugno e sono stati organizzati in collaborazione con l’Ufficio Promozione Giovani Artisti del Comune di Bologna.


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