Attraversare le contingenze allargando le prospettive

28/01/2009
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Pesci e pani


Un antico mercato del pesce che somiglia a un tempio greco e una chiesa del '600 a pianta decagonale sono diventati nel tempo un museo e ora, nel 2009, si completera' la sistemazione strutturale degli spazi espositivi. E' il Centro Arti Visive "Pescheria" di Pesaro.
Qui si sono succedute mostre di artisti italiani di diverse generazioni come Enzo Cucchi, Giuseppe Penone, Stefano Arienti, Cristiano Pintaldi, ma anche di Tony Cragg, Candida Hofer ed altri autori internazionali.
In quest’intervista il direttore Gaetano Vergari e il direttore artistico Ludovico Pratesi parlano della futura trasformazione in Fondazione del Centro, delle sue relazioni con istituzioni e sponsors, della collezione di arte contemporanea e del rapporto con il territorio di "una struttura capace di abbinare l'attivita' espositiva a quella promozionale e didattica".


Su UnDo.Net la rubrica Making Culture, a cura di Tafter, indaga il valore economico degli eventi culturali insieme alle loro implicazioni sociali



Il Centro Arti Visive Pescheria, vista esterna






Interno di Pescheria






Interno di Pescheria con le opere di Denis Santachiara






Nanni Valentini, dalla mostra "Scolpire la Terra, Opere 1978-1985", 2005






Enzo Cucchi, dalla mostra "Quadri al buio sul mare Adriatico", 2001






Vedovamazzei, dalla mostra "Pescheria: dieci anni per l'arte contemporanea", 2006






Pescheria e l'allestimento di Bagno Senza Confini






Giuseppe Penone, dalla mostra ‘Paesaggi del cervello’, 2003






La Chiesa del Suffragio, vista dall'alto






La Chiesa del Suffragio con le opere di Tony Cragg






Francesco Gennari, dalla mostra "Pescheria: dieci anni per l'arte contemporanea", 2006






Eliseo Mattiacci, dalla mostra "Mattiacci, 1985 - 1996", 1996






Yvan Theimer, dalla mostra "La Pesca di Tobiolo", 2000






Fathi Hassan, dalla mostra "Contenitori di sogni", 2000






Jasmine Bertusi, dalla mostra "New York/Rome", 2006






Alessandro Vicario, dalla mostra "Frammenti domestici tra memoria e oblio", 2006






Centro Arti Visive “Pescheria”
Intervista al direttore Gaetano Vergari e al direttore artistico Ludovico Pratesi


di Vittoria Azzarita

Il Centro Arti Visive “Pescheria” di Pesaro si presenta come una struttura capace di abbinare l’attività espositiva a quella promozionale e didattica. Nato negli spazi della ex-pescheria cittadina, il Centro fa parte di AMACI, l’associazione che riunisce 24 tra i più importanti musei italiani d’arte contemporanea. Gaetano Vergari e Ludovico Pratesi raccontano come la “Pescheria” ha trasformato una città di provincia in una città non “provinciale”…

Il Centro Arti Visive “Pescheria” nasce nel 1996 da un'idea del professor Loreno Sguanci e del sindaco Oriano Giovanelli, con l'intento di promuovere l'arte contemporanea e stimolare il dibattito culturale e artistico a Pesaro. In oltre dieci anni di attività come è cambiato il Centro e quali sono state le tappe salienti della sua evoluzione?

Gaetano Vergari: Il Centro viene costituito nel 1996 e sino al 2000 la sua attività è modesta, confinata al periodo estivo, pur con mostre di livello come quelle di Mattiacci, Staccioli, Mainolfi, Maraniello, Theimer, Cucchi, Bianchi, Paladino e così via . Essa si svolge nel loggiato della vecchia pescheria della città di Pesaro, la cui superficie è di 370 metri quadri. L’edificio costruito in stile neoclassico nel 1824, a somiglianza di un tempio greco, ospita prevalentemente mostre di artisti che espongono lavori di grandi dimensioni o installazioni e collettive di giovani artisti, le cui opere non sono realizzate con materiali tanto delicati da subire danni per le intemperie, in quanto il loggiato della vecchia pescheria all’epoca era ancora uno spazio completamente aperto.
Nel 1999 il Centro conosce una svolta radicale con la costituzione da parte del Consiglio comunale dell’Istituzione comunale Centro Arti Visive “Pescheria”, prevista dall’art. 22 comma 3 della legge 142/90 e dallo Statuto comunale. La nuova organizzazione, pur con un’iniziale accentuata tensione tra CdA e Direttore - che porterà Loreno Sguanci, ideatore del Centro, a presentare le proprie dimissioni -, alla lunga risulterà la scelta vincente che assicurerà a “Pescheria” una crescita ed uno sviluppo continuo, collocandola fra i centri d’arte contemporanea più vivaci ed importanti d’Italia.
Dal 2001 al Loggiato si affianca lo spazio contiguo, affascinante e suggestivo, a pianta decagonale della chiesa del Suffragio. Ma è solo nel 2004 - con la realizzazione della chiusura vetrata del Loggiato - che lo spazio espositivo viene finalmente utilizzato appieno durante tutto l’arco dell’anno.
Il 2009 segnerà un altro passaggio importante per quanto attiene alla sistemazione strutturale degli spazi espositivi. Verranno rifatti i pavimenti così da renderli pienamente funzionali alle esigenze espositive, specialmente quello della vecchia Pescheria che ancora mantiene le cunette di scolo delle acque reflue.

Ludovico Pratesi: La prima parte del percorso di crescita e consolidamento del Centro Arti Visive di Pesaro è stata fatta da Loreno Sguanci. Io sono subentrato in un momento successivo come direttore artistico, a partire dal 2001. Loreno Sguanci era un artista, io sono un critico d’arte e un curatore per cui l’identità della “Pescheria” nel corso degli anni è cambiata anche per questo: perché – dal mio punto di vista - un curatore ha una libertà molto più ampia e una professionalità di tipo diverso rispetto ad un artista.
La “Pescheria” si rinnova nel 2001 grazie, soprattutto, ad un intervento di tipo strutturale con il recupero degli ambienti della chiesa del Suffragio - edificio religioso del Seicento, da tempo sconsacrato, annesso all'ampio loggiato della struttura principale. Questo nuovo spazio viene inaugurato con una mostra di un artista marchigiano di fama internazionale come Enzo Cucchi, il quale ha realizzato per l’occasione un lavoro appositamente pensato per questo luogo.
La “Pescheria” si identifica, oggi, come uno spazio espositivo legato soprattutto all’arte contemporanea italiana, sia con l’allestimento di mostre personali che con la commissione di progetti site-specific, ospitando opere di artisti di diverse generazioni: Enzo Cucchi, Giuseppe Penone, Mimmo Paladino, per gli artisti già storicizzati; Domenico Bianchi, Stefano Arienti per gli artisti delle generazioni di mezzo; e artisti più giovani come Cristiano Pintaldi e Francesco Gennari, solo per citare alcuni nomi.
Con la chiusura del loggiato dell’edificio principale con una serie di vetrate, lo spazio espositivo si amplia ulteriormente, diventando ancora più simile ad un vero museo, e la programmazione si intensifica, con la proposta di mostre di artisti internazionali.
Nel 2006 la chiesa del Suffragio ospita una mostra di Tony Cragg, poi segue Candida Hofer, e altri artisti internazionali. Nel frattempo la “Pescheria” inizia a far parte di AMACI, che è l’associazione che riunisce 24 musei di arte contemporanea in Italia, e questo diviene un modo per qualificare ulteriormente il Centro anche a livello istituzionale.

Il Centro è stato definito “una struttura capace di abbinare l'attività espositiva a quella promozionale e didattica, fondamentale per la crescita di uno spazio espositivo moderno e funzionale”. Come si coniugano tra loro queste due anime? Esiste un percorso comune e condiviso, oppure le due attività seguono strade indipendenti, sviluppando iniziative e progetti propri?

G.V. L’attività didattica di Pescheria è un’acquisizione recente. Risale infatti al 2007 ed è frutto di una proficua e reciprocamente soddisfacente collaborazione col LEDA, il Laboratorio Educational Department Accademia di BB.AA. di Urbino, condotto brillantemente dalla Prof.ssa Antonella Micaletti negli spazi di Pescheria.
Il programma di attività di LEDA pur essendo autonomo, si avvale della collaborazione degli artisti che espongono presso il Centro. Si realizza così un’importante sinergia che mette in contatto diretto la creatività con l’insegnamento.

La Pescheria è impegnata anche nell'attività di divulgazione dell'arte contemporanea, attraverso cicli di incontri e conferenze, che lei cura personalmente. Su quali basi avviene la scelta delle tematiche affrontate e quali sono i pubblici per cui sono pensate?

L.P. Il pubblico degli incontri e delle conferenze è un pubblico molto vario, che va dalle persone anziane agli studenti, agli appassionati, agli artisti. Un pubblico che ha dimostrato un grande interesse per questo tipo di tematiche.
Ovviamente abbiamo lavorato nel tempo per approfondire sempre di più gli argomenti di discussione e per realizzare dei cicli di incontri sempre più approfonditi: abbiamo cominciato con il ‘900, per poi rivolgerci verso il contemporaneo e adesso stiamo continuando su questa strada. Tutti gli incontri che realizziamo presso la “Pescheria” sono aperti al pubblico, per cui non è prevista alcuna quota di partecipazione.

La “Pescheria” si caratterizza per essere un’istituzione del Comune di Pesaro. Quali sono le principali criticità, dal punto di vista gestionale ed amministrativo, causate dalla natura prevalentemente pubblica del Centro?

G.V. A mio parere la scelta effettuata dal Comune di Pesaro di creare un’istituzione specifica per gestire “Pescheria” è stata azzeccatissima. Svincolando infatti tutta l’attività finanziaria ed amministrativa del Centro da quella del Comune, si sono determinate delle significative economie di scala che, alla semplificazione delle operazioni contabili, hanno aggiunto celerità estrema nella semplificazione delle procedure di liquidazione, con la piena soddisfazione di tutti coloro che intrattengono rapporti di lavoro col Centro.
Naturalmente tutto funziona al meglio quando le entrate previste si realizzano ed esiste piena sintonia tra gli attori principali, vale a dire Amministrazione comunale, Consiglio d’Amministrazione, Direttore e Direttore artistico. Armonizzare le azioni ed i desideri di tutti questi personaggi è, come ovvio, l’impresa più complicata.

Che tipo di rapporto esiste con le istituzioni locali, e quanto incide sui processi gestionali dell’istituzione la forte dipendenza – tipicamente italiana - della sfera culturale dall’assetto politico-amministrativo?

G.V.
Ho già in parte risposto sulla questione nella domanda precedente. Comunque la pressione della politica sulla nostra attività è stata onestamente marginale, tranne situazioni in cui per esigenze tipicamente locali l’Amministrazione non si è potuta sottrarre dall’insistere nel dare risposte a determinate richieste, facendo salvo il principio della qualità delle proposte artistiche presentate.
Su tale questione, però, credo sia opportuna una riflessione “laica”. Cosa significa “forte dipendenza”? Ognuno di noi è dipendente in qualche misura di qualcun altro. Nel mondo anglosassone la cultura e l’arte in particolare sono soggette a ferree leggi di mercato e da questo sono orientate e promosse, con esiti spesso paradossali ed effimeri.
In Italia invece i grandi spazi espositivi sono quasi tutti pubblici, così come buona parte del finanziamento delle mostre, e quindi credo che sia più che legittimo che le istituzioni pubbliche possano e debbano esprimere giudizi ed approvare le programmazioni.


Il Bilancio Sociale del Comune di Pesaro afferma che “il Centro Arti Visive “Pescheria” è cresciuto molto negli ultimi tempi e possiede potenzialità interessanti”. Aggiunge che “per assicurare sviluppo, continuità ed efficacia programmatica, maggiore autonomia e snellezza nelle procedure, sarebbe necessario un salto di qualità progettuale e gestionale trasformando l’Istituzione in Fondazione, come è stato già fatto per il Rossini Opera Festival e la Mostra del Nuovo Cinema”.
Dal suo punto di vista, ritiene che un intervento di questo tipo sia capace di apportare dei benefici, contribuendo al raggiungimento di una maggiore economicità del Centro?

G.V. Tra Istituzione e Fondazione esistono differenze sostanziali sotto il profilo giuridico-amministrativo. Organo strumentale del Comune la prima, legata a doppio filo all’Amministrazione, della quale deve attuare finalità e obiettivi; tant’è che ne approva in Consiglio Bilanci e Piani Programma. L’istituzione ha tuttavia ampi spazi di autonomia gestionale attraverso un Consiglio d’Amministrazione ed un Direttore, entrambi però di nomina diretta del Sindaco.
La Fondazione al contrario è completamente staccata dal Comune. E’ infatti un Ente autonomo, nel cui Consiglio di Amministrazione siedono quasi sempre i rappresentanti delle principali istituzioni locali fra cui ovviamente il Comune. Entrambe le entità amministrative possono auspicabilmente godere di finanziamenti privati sotto forma di sponsorizzazioni e con la presenza dei privati all’interno del CdA.
La base finanziaria dell’Istituzione è precaria venendo ricontrattata annualmente sia con gli Enti che con gli sponsor, mentre quella della Fondazione è molto più solida perché i Soci fondatori si impegnano a versare con atto pubblico registrato presso un notaio, per un periodo definito somme non modificabili.
Raccontata in questi termini, trasformarsi in Fondazione per “Pescheria” sarebbe l’ideale, tuttavia negli ultimi tempi anche per le Fondazioni sono arrivati tempi magri e la ricontrattazione annuale dei finanziamenti è diventata quasi una prassi per cui il grande vantaggio della Fondazione rispetto all’Istituzione rischia di assottigliarsi.

Qual è il ruolo giocato dai finanziatori privati nel bilancio dell’istituzione? Che tipo di rapporto si tende ad instaurare con chi decide di finanziare le sue attività? Si tratta di semplici sponsorizzazioni relative a singole mostre ed iniziative, oppure si cerca di stimolare la nascita di relazioni di più lungo periodo, volte alla realizzazione di progetti comuni?

G.V. I finanziatori pubblici e privati erogano i loro fondi ad inizio d’anno sulla base di un programma annuale elaborato dal Direttore artistico che viene discusso ed approvato dal CdA dell’Istituzione e recepito dal Consiglio comunale. Gli stessi vengono costantemente aggiornati e coinvolti nelle scelte al fine di assicurare loro la massima gratificazione e visibilità attraverso tutto il materiale informativo. Nel nostro caso poi alcuni sponsors siedono nel CdA e quindi è molto più semplice confrontarsi sulle reciproche necessità.

Nello specifico esiste una persona che si occupa dell’attività di fund raising come sua attività prevalente? Se no, perché?


G.V. Nella nostra Istituzione il compito di sovrintendere alla raccolta fondi (contatti, relazioni, contratti ecc.) spetta al sottoscritto, in qualità di Direttore.

Il fatto di non avere una collezione permanente e quindi di non poter essere considerato un museo secondo l’accezione comune del termine, è vissuto come un limite oppure è visto come un’opportunità?

G.V. E’ sicuramente un limite che però speriamo nei prossimi anni di superare.

L.P. Certamente questo è un problema che cercheremo di risolvere nel tempo. Una delle possibilità potrebbe essere quella di prestare la collezione PAC – Pesaro per l’Arte Contemporanea - alla “Pescheria” per un certo numero di anni in modo tale da poter dotare la “Pescheria” di una collezione di arte contemporanea italiana e internazionale nata a Pesaro.

Il Centro Arti Visive “Pescheria” fa parte del Sistema Provinciale Arte Contemporanea (SPAC), un’iniziativa attraverso cui la Provincia di Pesaro e Urbino ha voluto identificare un progetto di promozione e valorizzazione dell'Arte Contemporanea, ideato e realizzato dall'Assessorato alle Attività Culturali - Editoria.
Tale progetto viene co- finanziato dalla Provincia mediante fondi propri e mediante i fondi di cui alla LR 75/97 rientrando nella tipologia di azioni di “rete” e/o “sistema”, che ha stanziato nel 2007 un finanziamento complessivo di 60mila euro. Qual è il criterio secondo cui tali risorse vengono ripartite tra le varie strutture che fanno parte della rete?


G.V. Ritengo che nell’erogazione dei finanziamenti la Provincia usi criteri improntati a premiare la qualità ma anche a sostenere, in forza del suo ruolo istituzionale, la promozione dell’arte contemporanea sul territorio provinciale. Così Pescheria, su 14 Centri aderenti allo SPAC, riceve quasi ¼ del contributo.

Qual è il ruolo giocato dal Centro all’interno dello SPAC? In che modo il Sistema Provinciale svolge un’azione di coordinamento informativo, comunicativo e promozionale, mirando alla conoscenza e alla valorizzazione delle diverse sedi espositive?

G.V. Pescheria rappresenta di gran lunga lo spazio espositivo più importante e rinomato fra i vari centri SPAC, pertanto ogni anno si presta ad ospitare una mostra collettiva di tutti gli artisti che durante l’anno hanno esposto negli altri Centri. Lo SPAC promuove le varie iniziative con una comunicazione comune che naturalmente promuove a valorizza le varie sedi.

Il Centro Arti Visive fa parte anche di AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani - nata nel 2003 con lo scopo di fondare una vera cultura istituzionale dell’arte moderna e contemporanea nel nostro Paese -, che oggi riunisce 24 tra i più importanti musei d’arte contemporanea italiani.
Cosa significa per la “Pescheria” di Pesaro essere considerata uno dei centri d’eccellenza di questo importante network nazionale? Sono nati dei progetti congiunti e delle collaborazioni con altre istituzioni appartenenti alla medesima rete? In che modo il confronto con rilevanti attrattori culturali come il MamBo di Bologna, il Castello di Rivoli oppure il Mart di Rovereto hanno contribuito alla crescita del Centro?


L.P. Il fatto di entrare a far parte di una rete come AMACI è stato un grande cambiamento e un grande passo in avanti per la “Pescheria”, che ha avuto la possibilità di avviare collaborazioni con altri musei italiani e di intessere relazioni con realtà molto importanti come il Mart di Rovereto e la GAM di Torino. E questo è sicuramente un elemento molto qualificante perché si fa parte del più importante network che esista per l’arte contemporanea in Italia.

G.V. Far parte di AMACI ha sicuramente contribuito a rafforzare la consapevolezza del proprio ruolo e ad accrescere la stima di “Pescheria” sul piano nazionale, ma anche soprattutto a gratificare a livello locale coloro che hanno creduto e tuttora si battono per la promozione di una cultura proiettata verso la conoscenza e la valorizzazione dell’arte contemporanea.
Fregiarsi dell’appartenenza ad AMACI rappresenta sicuramente anche una grande soddisfazione per il Comune di Pesaro che si può misurare con Centri il cui livello travalica i confini nazionali.

Il Centro Arti Visive è stato capace di instaurare un dialogo proficuo con il proprio territorio? Come è cambiata dal suo punto di vista la città di Pesaro dopo la nascita della “Pescheria”? Ritiene che la presenza di questo importante polo culturale abbia contribuito a creare un maggiore interesse nei confronti dell’arte contemporanea, e della cultura in generale, da parte della comunità locale?

L.P. Assolutamente sì. Abbiamo avuto vari segnali di interessamento e di partecipazione da parte della comunità locale: è cresciuto il numero degli sponsor, è cresciuto il numero dei giovani che seguono la “Pescheria”, è cresciuto l’interesse per l’arte contemporanea non solo a Pesaro, ma anche nell’intera regione Marche.
A titolo d’esempio, è stata creata una collezione d’arte contemporanea – denominata PAC, Pesaro per l’Arte Contemporanea - grazie alla collaborazione di 15 imprenditori locali, attualmente esposta presso la biblioteca San Giovanni di Pesaro, che in qualche modo è un portato della presenza di un museo d'arte contemporanea sul territorio. E sicuramente questo fatto ha creato una coscienza e una consapevolezza molto diversa rispetto a 10 anni fa nei confronti del contemporaneo e dei suoi molteplici linguaggi.

G.V. Pesaro sin dagli ’70 aveva intessuto un dialogo importante con la contemporaneità. Mostre come quelle di Colla, Ceroli, Pomodoro, Burri, Consagra ecc. avevano proiettato la città all’attenzione nazionale. Non fu, pertanto, un fulmine a ciel sereno l’individuazione negli spazi dell’ex pescheria di un Centro per l’arte contemporanea.
Non sono state ovviamente tutte rose e fiori. Abbiamo registrato in certi momenti anche forti critiche come in occasione della grande mostra di Staccioli. Tuttavia la tenacia di insistere sulla giustezza della linea intrapresa alla lunga ha pagato. L’interesse della città per l’Arte contemporanea è cresciuto molto in questi anni e, soprattutto, è sopraggiunto l’orgoglio di sentirsi una città di provincia non “provinciale”.

Quali, infine, le aspirazioni e i progetti per il futuro?

G.V. L’elenco delle aspirazioni e dei progetti non finirebbe mai. Per ora siamo impegnatissimi a migliorare la funzionalità e fruibilità dello spazio espositivo con lavori che elimineranno finalmente alcuni rilevanti problemi logistici. Poi a cascata pensiamo ad una collezione permanente che ci consacrerebbe finalmente come museo nell’accezione tradizionale del termine, alla creazione di idonei spazi per la biblioteca specialistica e le postazioni informatiche.

L.P. Migliorare sempre di più la sua forza, dando alla “Pescheria” la possibilità di diventare un luogo sempre più aperto verso l’arte contemporanea, verso l’Italia, verso l’internazionalità, ma soprattutto verso il territorio. Il mio sogno sarebbe quello di creare un circuito di spazi per l’arte contemporanea nelle Marche, che potrebbe così diventare una delle prime regioni italiane a proporsi come una rete di musei per il contemporaneo.


Centro Arti Visive Pescheria

Corso XI Settembre, 186 Pesaro
www.centroartivisivepescheria.it
centroartivisive@comune.pesaro.ps.it


La selezione dei contributi di
Making Culture è curata da Tafter, la rivista online che opera nel campo dell'economia della cultura, e che si presenta come punto di incontro per la ricerca sul rapporto cultura-impresa, sullo sviluppo locale, sulle possibilità offerte dalle nuove tecnologie in campo culturale, sulle modalità di interazione tra l'arte contemporanea e i suoi fruitori.

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